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Barbareschi (Teatro Eliseo): “A Milano i fondi aumentano, a Roma diminuiscono”

“Ciò che non va giù è che questo sia l’unico teatro senza nomina politica, ed è questo che crea un attrito costante”

Luca Barbareschi, direttore artistico del Teatro Eliseo di Roma, intervistato questa mattina da Radio Radio: “La notizia è che questo teatro rischia di chiudere perché il ministro Franceschini non cerca di fare altro”, denuncia Barbareschi: “Ho messo il mio denaro, volontà, passione ma tutto è stato trasformato in una battaglia politica”. “E pensare” prosegue, “che non volevo lo diventasse perché la politica è in basso, l’arte in alto”. Il teatro di via Nazionale a Roma è stato pioniere di una rivoluzione culturale nel panorama romano e ha il merito di aver fatto riavvicinare i romani al teatro e alla cultura. Aggiunge Barbareschi: “Ha abbattuto quel dogma granitico dell’orario degli spettacoli, con una civilissima iniziativa di anticipare gli spettacoli di un’ora, intorno alle 20.00, per dare la possibilità anche a coloro che si svegliano molto presto di godere degli spettacoli”.

“Virginia Raggi e il Comune di Roma, non ci danno neppure il denaro che già ci dovevano tre anni fa, non si occupa né di Roma né di arte”.  “In 5 anni, spiega il direttore, il teatro è passato da meno di tremila a più di settemila abbonati. Ma non possiamo vivere con il Comune contro di noi, mentre a Milano i fondi aumentano, a Roma diminuiscono”, incalza Barbareschi. “Evidentemente ciò che non va giù è che sia l’unico teatro senza nomina politica, ed è questo che crea un attrito costante. Ci sono inoltre, spiega, 320 persone al suo interno che lavorano a tempo indeterminato, un’orchestra che lavora con passione e dedizione, per rendere sempre vivo questo polo culturale di Roma. L’Eliseo è un bene comune al suo centenario e se lo si abbatte si ferisce mortalmente Roma”, il suo appello.

“Il ministro Franceschini si è presentato solo alla cerimonia del Leone D’Oro a Venezia per il film di Polanski, perché si sa, i selfie aiutano. Sarà complice di un genocidio culturale chi non firmerà per l’Eliseo”, conclude il direttore.

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