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Bambino abbandonato ospedale, Avv. Vasselli: “Scelta più sana di un aborto”

L’esperta di tutela della persona: “Nessuno ha il diritto di giudicare, la scelta di una mamma è insindacabile”

Un collage con un immagine di un bambino e l'avvocato Vasselli

Continua a far parlare di sé l’episodio di Enea, il bambino abbandonato che la mattina di Pasqua era stato recapitato presso l’ospedale policlinico di Milano, alla Culla per la Vita. 

Il bimbo era stato accolto dagli specialisti della neonatologia alla clinica Mangiagalli del policlinico, insieme a una lettera lasciata dalla mamma che ne accertava l’ottimo stato di salute. Nelle scorse ore ci sono stati appelli, anche da parte di alcuni esponenti del mondo dello spettacolo, affinché la mamma potesse ripensarci e riaccogliere il piccolo tra le proprie braccia.

Per cercare di fare luce sulla vicenda intricata e delicata abbiamo intervistato l’Avvocata Laura Vasselli, specializzata in tutela della persona.

Laura Vasselli

“Il tema è di grandissimo interesse e rilevanza” – dice al nostro giornale l’Avvocata Vasselli – “Trovo che sia importantissimo il fatto che sia stata resa nota la possibilità di lasciare il bambino presso la struttura dove si è partorito, che comprende questa tipologia di assistenza nei confronti dei neonati. In genere vengono utilizzati dei cassonetti. Parliamo dunque quantomeno di una mamma responsabile. Questa Culla della vita, di cui io stessa ignoravo l’esistenza, si riconduce alla vecchia ruota degli innocenti che si vedeva in tempi antichi. Le donne, peccatrici, che partorivano figli illegittimi li portavano in questo edificio a Firenze. Le suore prendevano in carico il bambino che così avrebbe avuto una vita dignitosa”.

Esiste una legge che prevede il diritto all’anonimato della madre biologica…

“C’è anche il diritto di partorire in anonimato totale e poter lasciare il bambino dove si è partoriti. E’ un diritto che hanno anche le minorenni. Questa è una cosa che non sa nessuno. Le minorenni hanno il diritto di abortire in ospedale senza dirlo ai genitori. Partorire un bambino anziché abortire significa supplire a tante carenze. Potrebbe anche andare a ridurre il fenomeno della maternità surrogata. Ne ho parlato anche nel mio libro, Accordi di famiglia: Matrimonio, unione civile, convivenza. Se una ragazzina teme che i genitori interferiscano nella sua vita privata, lei si fa autorizzare dal giudice tutelare ad abortire senza che i genitori lo sappiano. Questo è importantissimo. Basta andare dal medico di base, tenuto alla privacy, che le fa la richiesta di abortire o partorire presso una struttura. 

Al di là della legge: quello della mamma, è un gesto che va giudicato? Se sì in quale modo?

“La scelta di una mamma di non avere un figlio è insindacabile. La retorica di certi personaggi famosi è fuori luogo. Se una donna ha il diritto di abortire, a maggior ragione ha diritto di lasciare il figlio in questa struttura. E nessuno ha il diritto di chiedere perché. Questa donna ha fatto una cosa dolorosisisma che nessuno può giudicare. Non se ne può occupare, sta bene e ha lasciato tutto quello di cui il bimbo necessita per una vita serena. Noi non conosciamo la sua vita e non possiamo giudicare. Magari è un figlio frutto di una relazione particolare, magari è una persona che si è allontanata per qualche ragione, è sola o disoccupata. Nessuno può entrare nel merito della questione di questa scelta, comunque più sana di un aborto. E’ certamente un discorso molto complesso oltre che delicato. Io sono antiabortista, ma ritengo che un paese civile debba consentire alle donne di poterlo fare. Questa culla dellavita è un’organizzazione di altissimo livello sociale, a molti forse sconosciuta che andrebbe diffusa”. 

Intanto pare sia stata trovata una famiglia pronta ad accogliere il bambino…

“Sì ma la famiglia non lo adotta in automatico. E’ stato affidato, ma poi partiranno le pratiche per l’adozione che devono presupporre uno stato di adottabilità perché c’è il diritto di ripensamento. Io conosco una persona che questo figlio l’ha poi nuovamente voluto, cercato disperatamente, ma non lo ha trovato”.

Nello stato di adottabilità si tiene conto della mamma?

“Non saprei, perché se non fa trovare tracce di sé, perché la decisione è definitiva, è un discorso risolto. Per me questo è comunque un atto di responsabilità da parte di una madre che lascia il proprio figlio in sicurezza”.