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Ambiente, il Giappone vuole continuare la caccia alle balene

Nonostante la condanna internazionale i giapponesi intendono ricominciare a massacrare le balene e la caccia ai delfini

Nonostante la condanna internazionale i giapponesi intendono ricominciare a massacrare le balene mentre prosegue la nuova stagione della caccia ai delfini nella baia di Taiji. La denuncia di Sea Shepherd.

Non sono servite le condanne internazionali dell’opinione pubblica e della Corte Internazionale di Giustizia né la decisione della Commissione Internazionale per la Baleneria (IWC) a far desistere il Giappone dall’intenzione di riprendere la caccia alla balena nelle acque dell’Oceano del sud. Il Santuario dei Cetacei, quindi, potrebbe tornare ad essere quel campo di battaglia tristemente noto alle cronache di tutto il pianeta grazie anche all’impegno dei volontari dell’organizzazione internazionale Sea Shepherd che da anni contrasta l’operato più o meno illegale delle baleniere in tutti i mari anche filmandolo.

Sea Shepherd, cui fa capo il capitano Paul Watson, si occupa di controllo, denuncia  e salvaguardia delle aree marine che soffrono la presenza umana invasiva. La pesca illegale e non sostenibile sono soltanto alcuni dei campi nei quali opera l’organizzazione internazionale dei “pastori del mare” che, grazie a notevoli donazioni da parte di privati e personaggi dello spettacolo, si è dotata di una vera e propria flotta di navi ed imbarcazioni veloci adatte a qualsiasi tipo di intervento. I volontari di Sea Shepherd sono presenti anche oggi sul campo in diverse località “calde” del mondo come le acque australiane o il nostro Mediterraneo,  Faroe Island e Taiji, solo per citare qualche nome.

Ed è proprio nella nota baia del Sol Levante che, qualche settimana fa, si è inaugurata la nuova stagione di caccia ai delfini. Ci siamo occupati anche su queste pagine di quella che alcuni politicanti di quel Paese definiscono una “tradizione”. Portata alla ribalta, qualche anno fa,  dal film documento pluripremiato The Cove di Ric O’ Barry che aveva raccontato Taiji per la prima volta con immagini tanto crude quanto illuminanti, la baia è lo scenario dove si decide la sorte di centinaia di animali. Una volta costretti a pochi metri dalla riva, infatti, la quasi totalità dei pinnipedi è destinata alla morte o, nella migliore delle ipotesi e solo in qualche  raro caso, a trasformarsi in clown nei delfinari.

Intanto, dall’inizio della nuova stagione, a Taiji sono già state tre le giornate che hanno colorato in maniera del tutto “tradizionale” l’acqua di rosso. Il rosso sangue di decine di animali così intelligenti ed emozionanti che ne sono già stati selezionati e salvati alcuni, destinati al vicino museo per fare bella mostra prima di essere venduti a qualche delfinario dove ci faranno passare un pomeriggio in allegria.

Solitamente, i fortunati scampati alla strage, sono giovani poco più che cuccioli. Una palla e gli addestratori li attendono mentre la loro famiglia sarà già sui banchi del supermercato giapponese in tranci o, magari, chissà, ancora dalle nostre parti, di contrabbando, pronta a finire in una cucina di qualche ristorante dalla clientela “suggestiva”e danarosa, in cerca di emozioni.. Punto!

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