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Alzheimer, via libera condizionato al primo farmaco che contrasterebbe la malattia

Dagli Stati Uniti il sì sperimentale alla prima terapia farmacologica per contrastare il morbo di Alzheimer

L’Fda (Food and Drug Administration), l’ente statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, dopo una lunga fase di sperimentazione, ha approvato – con possibilità di revoca – quello che potrebbe essere il primo farmaco dopo vent’anni in grado di contrastare il morbo di Alzheimer. 

Il medicinale si chiama Aducanumab (nome commerciale Aduhelm) è prodotto dalla Biogen e Esai Co. la casa farmaceutica giapponese. Aduhelm agirebbe direttamente in contrasto con il declino della malattia neurodegenerativa. Il farmaco si somministra tramite un’infusione mensile in endovena, e sarebbe così in grado di rallentare il declino cognitivo ai primi stadi della malattia. Nei momenti, quindi, in cui il morbo intacca principalmente la memoria. Inoltre, la molecola faciliterebbe la diagnosi precoce della stessa, agendo come un marcatore.

Forse, però, è ancora troppo presto per parlare di svolta: in molti hanno dichiarato che il farmaco non ha certezza di essere davvero un beneficio per i pazienti affetti dal morbo di Alzheimer. In particolare, è stata la stessa commissione indipendente della Fda a esprimere contrarietà nell’approvarlo. L’Organizzazione ha comunque deciso per il consenso in quanto, sul piatto della bilancia, in ogni caso, i benefici dati dal trattamento supererebbero i rischi della terapia. 

La Fda è stata chiara su questo punto: dagli studi è emerso che le prove di efficacia non sono complete al 100%, sono quindi necessari ulteriori accertamenti. Questi ultimi poi, potrebbero richiedere anni per essere riconosciuti, oppure confutati. L’ente ha però deciso di dare ai pazienti la possibilità di utilizzo del farmaco, distribuito in via sperimentale, in attesa che ulteriori studi confermino o meno l’efficacia della molecola. 

Se lo studio fallirà, la Fda revocherà l’approvazione. In caso contrario, potremmo trovarci a un punto di svolta nel settore della ricerca medica e scientifica.  

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