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Emergenza Vaccini | Roma e Lazio sotto la soglia: scatta l’allarme sanitario per i bambini

I vaccini nel Lazio e a Roma mostrano coperture preoccupanti, specie tra i bambini. Dati sotto le soglie OMS: scopri l’allarme lanciato da Cittadinanzattiva e le implicazioni.

I vaccini nel Lazio e a Roma mostrano coperture preoccupanti, specie tra i bambini. Dati sotto le soglie OMS: l’allarme lanciato da Cittadinanzattiva e le implicazioni.

A Roma e nel Lazio, la situazione delle coperture vaccinali evidenzia ampi margini di miglioramento, in particolare per quanto riguarda i bambini. È quanto emerge dal recente rapporto Salute di Cittadinanzattiva, pubblicato lo scorso dicembre, che ha analizzato i dati forniti dal Ministero della Salute, tracciando un quadro dettagliato della situazione nelle diverse regioni italiane. Sebbene il dibattito sulle vaccinazioni sia sempre acceso, i numeri non lasciano spazio a interpretazioni: la regione si trova spesso al di sotto delle soglie raccomandate per garantire una protezione efficace contro diverse malattie infettive.

Il rapporto sottolinea come, nonostante gli sforzi, molte vaccinazioni obbligatorie e raccomandate non raggiungano i livelli ottimali. Questo scenario solleva legittime preoccupazioni per la salute pubblica, soprattutto considerando le fasce più fragili della popolazione. La onlus ha messo in luce come, in diverse aree del paese, si registrino eccellenze, evidenziando una disparità che merita un’attenta riflessione e azioni mirate per colmare il divario.

Le fasce più colpite: bambini e anziani a rischio

Le fasce più colpite: bambini e anziani a rischio

Bambini e anziani: le fasce d’età più colpite e maggiormente a rischio.

 

Scendendo nel dettaglio, i dati per i più piccoli, ovvero i bambini sotto i 24 mesi, rivelano una copertura vaccinale per la poliomelite nel Lazio pari al 94.93%. Un valore che, seppur di poco, si attesta al di sotto della soglia del 95% raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per assicurare l’immunità di gregge. Per fare un confronto, l’Emilia Romagna registra un eccellente 97.42%, mentre la media nazionale si ferma al 94.76%. Questo indica una leggera, ma significativa, defaillance nella protezione dei neonati.

La situazione si aggrava ulteriormente nella fascia di età prescolare, tra i 5 e 6 anni. Qui, l’Istituto Superiore di Sanità raccomanda la seconda dose del vaccino esavalente (DTaP-IPV/dTaP-IPV, contro difterite, tetano, pertosse, polio, epatite B e Haemophilus influenzae tipo b) e del quadrivalente (MPRV/MPR+V, per morbillo, parotite, rosolia, varicella). Nel Lazio, la copertura per l’antipolio è all’80.99%, ben lontana dal 98.14% dell’Umbria e dalla media nazionale dell’85.13%. Percentuali basse si riscontrano anche per pertosse (80.85%), tetano (80.89%), difterite (80.80%), varicella (62.23%), rosolia (79.97%), parotite (79.99%) e morbillo (79.84%).

Se i dati per gli adolescenti mostrano un miglioramento, con coperture superiori alla media nazionale per l’antidifterica (94,90%) e l’anti-meningococco C (86,67%), permane una criticità per i vaccini antinfluenzali. Nella fascia degli over 65, l’obiettivo nazionale del 75% rimane un miraggio per il Lazio, che si ferma al 56.6%, un dato comunque superiore alla media nazionale del 52.5%.

Il caso Nirsevimab e le iniquità regionali

Il caso Nirsevimab e le iniquità regionali

Il caso Nirsevimab evidenzia le profonde iniquità sanitarie regionali.

 

Un capitolo a parte merita la prevenzione del virus respiratorio sinciziale (VRS), con un focus sull’anticorpo monoclonale Nirsevimab. Nel settembre 2024, il Lazio, insieme ad altre regioni in piano di rientro, si trovava nell’impossibilità di garantire la somministrazione di questo farmaco, classificato inizialmente in fascia C da Aifa e considerato una “prestazione extra Lea”. Questa classificazione ha generato una chiara iniquità tra i neonati italiani, la cui possibilità di accesso al farmaco dipendeva dalla regione di nascita. Solo successivamente, grazie all’interlocuzione ministeriale, è stato avviato il processo per il trasferimento del Nirsevimab in Fascia A, garantendone la copertura da parte del Servizio Sanitario Nazionale e la somministrazione universale.

Nonostante l’evoluzione positiva, la Regione Lazio ha avviato il programma di immunoprofilassi con Nirsevimab solo a partire da dicembre 2024, posizionandosi nel secondo gruppo di regioni ad iniziare, in ritardo rispetto ad altre che avevano già cominciato tra ottobre e novembre. Questo ritardo ha comportato un periodo di vulnerabilità aggiuntiva per i neonati laziali, sottolineando le complessità burocratiche e le sfide logistiche nella distribuzione di farmaci salvavita. La vicenda del Nirsevimab è un esempio lampante di come le decisioni amministrative e le tempistiche possano influenzare direttamente la salute dei cittadini, evidenziando la necessità di procedure più agili e coordinate a livello nazionale per garantire l’accesso equo alle innovazioni terapeutiche.