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Al Cotton Club di Roma la “Emmet Ray Manouche Orchestra”

Nove musicisti in grado di spaziare dai tradizionali standars del genere fino alla musica italiana più attuale

Sabato 23 gennaio  al Cotton Club di Roma, Emmet Ray Manouche Orchestra, la nuovissima orchestra jazz-manouche formata da alcuni dei principali esponenti romani del genere. Nove musicisti: Gian Piero Lo Piccolo, clarinetto, Moreno Viglione, chitarra solista, Augusto Creni, chitarra solista, Gabriele Giovannini,chitarra solista, Gianfranco Malorgio, chitarra ritmica, Daniele Gai, chitarra ritmica, Renato Gattone, contrabasso, Giuseppe Civiletti,contrabasso, Piji Siciliani, voce, uniti dalla musica di Django e di Emmet Ray. Personaggio immaginario interpretato dal grande Sean Penn per il film di Woody Allen "Sweet and Lowdown” (Accordi e Disaccordi), Emmet Ray è "il" musicista manouche per antonomasia. Nottambulo e poetico, con la chitarra sempre in mano, una sigaretta o un whisky nell'altra ed una vera e propria venerazione per Django Reinhardt, colui che inventò il genere "jazz manouche" nella Parigi degli anni Trenta.

Ed è nel nome di Emmet Ray e quindi di fatto nel nome di Django che nasce una nuova orchestra di nove musicisti in grado di spaziare dai tradizionali standars del genere fino alla musica italiana più attuale. Da un’idea del cantautore swing Piji Siciliani, per la prima volta alcuni tra i migliori artisti jazz manouche della capitale si uniscono in un grande progetto corale nato dalle diverse esperienze dell’Hot Club Roma, dei Radical Gipsy e del Piji Electroswing Project: un’orchestra di nove elementi (2 contrabbassi, 5 chitarre, un clarinetto e una voce) da ascoltare con attenzione o da ballare sfrenatamente con swing, che saprà stupirvi con un ricco cocktail di colori e repertori diversi, con raffinatezza e allegria, con virtuosismo e passione, regalando a chi ascolta un entusiasmo davvero contagioso.

"Perché Emmet Ray? Perché è molto interessante. Per me Emmet Ray è un personaggio affascinante. Ero un suo grande fan quando ero più giovane, lo trovavo assolutamente eccezionale come chitarrista. Ed era buffo, cioè, ecco non so, forse buffo è sbagliato, diciamo che era patetico, era iperbolico, era, non so, era volgare, molto sgradevole". [Woody Allen]

 

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