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Roma, al cimitero il business del caro estinto è una macchina da soldi

Gli operatori delle agenzie funebri, al Verano, più che di mazzette, parlano di una prassi consolidata da anni

“Maramao perchè sei morto, pane e vin non ti mancava, l’insalata era nell’orto e una casa avevi tu”. Cominciamo questo lunedi a ritmo di fox trot, con la strofa più famosa di un celeberrimo brano dalle antiche origini, controverso e prestato alle interpretazioni più disparate, allusivo, forse si, forse no, portato alla ribalta come prima versione, da Maria Jottini  con il Trio Lescano. Come a volte capita, un qualche motivetto, canzone, o aria di un’opera che dir si voglia, si insinua nella nostra mente e vi mette radici per una mattinata intera, ma ci sono buone ragioni per ritenere che non sia stato questo il motivo dominante che ha indotto nei fatti, tre dipendenti comunali, impiegati, responsabile del servizio compreso, a seguire uno stile di vita ispirato al pizzo, con i defunti come protagonisti.

Gli operatori delle agenzie funebri, interpellati fuori dall’Ufficio denunce di morte, in via del Verano, più che di mazzette, parlano di una prassi consolidata da anni, che prevedeva tre certificati di morte rilasciati a titolo gratuito con un plus per un eventuale quarto, implicante una mancia di cinque euro. Tale andazzo, ha comportato il licenziamento in tronco dei responsabili. Al Verano ok, ma anche a Prima Porta a quanto pare, tenendo conto delle voci che circolano, le cose vengono fatte in grande stile, tanto da considerare i cari defunti, autentiche miniere di denaro. Tutto ciò, tra smentite, caos, chiacchiere e quant’altro.  Enrique Jardiel Poncela, drammaturgo spagnolo, nelle sue ‘Massime minime’, sostiene con sottile sarcasmo che: “I morti sono persone fredde.” Nulla da obiettare per carità! Ma è pur vero che in talune occasioni, gli stessi, possono costituire, loro malgrado, un mezzo efficacissimo atto a produrre denaro… fresco pure lui. Insomma, non si può stare tranquilli e in pace neanche da defunti.

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