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Affissioni, Roma ha (finalmente) il suo nuovo PRIP

31 voti favorevoli, 2 contrari, 3 astenuti: passa il nuovo Piano Regolatore per gli Impianti Pubblicitari

“Oggi, dopo venti lunghi anni, finalmente possiamo chiudere una vergognosa parentesi per la Capitale d’Italia: quella di cartellopoli”. Così sul suo profilo Facebook il sindaco Ignazio Marino accoglie la novità che arriva dall’Aula Giulio Cesare – dove, in questi giorni, l’Assemblea Capitolina sta discutendo le delibere propedeutiche al bilancio previsionale 2014 – che ha approvato la delibera sul PRIP, il nuovo Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari. 

Decoro urbano, corretta rendita derivante dall’impiantistica e maggiori servizi per i cittadini attraverso una riduzione della dimensione massima dei cartelloni e del numero e sarà, inoltre, possibile realizzare progetti speciali e di arredo urbano come il bike sharing sostenuto dal brand, impianti di segnaletica turistica: queste le principali novità volute dall’Assemblea, che ha approvato il PRIP con 31 voti favorevoli, 2 contrari e 3 astenuti.

Diminuisce del 38% la superficie totale occupata dalle affissioni: dai 232mila a 138mila mq di esposizione pubblicitaria massima. Sono state inoltre ridotte le tipologie, ridotti i formati, ridotte anche le dimensioni massime (da 4×3 a 3×2) dei cartelloni.

Sarà dedicata una parte dell’esposizione pubblicitaria ai mercati rionali e alle edicole (10%); è fatto divieto di esporre pubblicità con contenuti che presentino stereotipi di genere o che incitino al sessismo o alla violenza anche per impianti privati. Recependo le prescrizioni della Valutazione ambientale strategica (VAS), il piano prevede di escludere interamente i tratti stradali circostanti le aree naturali protette, di recepire le proposte di aree naturali protette e la rete stradale di interesse paesaggistico avanzate dalla Provincia di Roma nel Ptpg, di inserire norme per il contrasto all'inquinamento luminosi, di ribadire l'obbligo di autorizzazione paesaggistica.

Il territorio, inoltre, sarà suddiviso in due zone: la zona A, di 83.700 ettari, comprende le aree incompatibili con l'installazione di impianti pubblicitari. La zona B, di 45mila ettari, comprende le aree in cui l'installazione di impianti è ammessa secondo specifiche disposizioni. La zona B è poi suddivisa in 3 'sottozone': B1, B2, B3. La sottozona B1 di 815 ettari del centro storico interno alle mura; la sottozona B2 di 2.780 ettari delle aree interne all'anello ferroviario + Eur; la sottozona B3 di 41.360 ettari (distribuzione omogenea degli impianti tra aree interne ed esterne al Gra).

Infine, gli spazi pubblicitari di proprietà del Campidoglio, quelli contrassegnati con la dicitura SPQR, diminuiranno da circa 35.000 mq a meno di 25.000 mq (-17,5%): la loro gestione verrà messa integralmente a bando, con priorità per le aziende romane (virtuose) del settore pubblicitario, in modo da tutelare i piccoli operatori in un contesto di generale riduzione degli spazi per l'affissione. 

“Il Piano Regolatore degli impianti Pubblicitari è realtà. Solo 5 anni fa, quando cominciammo la nostra battaglia, era un sogno inimmaginabile. E ieri sera tardi, mentre scendevamo le scale del Campidoglio, eravamo come frastornati, confusi, forse increduli di aver così tenacemente contribuito a raggiungere un risultato che segnerà lo sviluppo della città per i prossimi anni. Non è un documento perfetto, tutt'altro. E' frutto di mediazioni e compromessi e non abbiamo ancora la certezza che produrrà i risultati sperati. Ma le premesse per ridare decoro alle nostre strade e offrire servizi indispensabili come il bike sharing ci sono tutte”. Così il comitato Basta Cartelloni, sul suo blog, al termine della giornata di ieri. Come avevamo spiegato, il comitato, insieme ad altre associazioni, si è impegnato in una lunga battaglia per chiedere che venisse approvato quel Piano Regolatore così come licenziato dalla Giunta lo scorso 5 maggio. In questi 3 giorni, gli attivisti, sono stati presenti in Aula indossando delle magliette con su scritto: “Roma vuole il PRIP della Leonori”.

“Bisognerà ora studiare a fondo il Prip – si legge ancora – e le modifiche apportate al Regolamento prima di esprimere un giudizio definitivo, così come occorrerà vigilare che nei prossimi mesi quelle aree grigie che sono rimaste non diventino aree nere. Ma, nelle condizioni attuali, il testo licenziato è il migliore possibile”.

Come spiega ancora lo stesso comitato, l’emendamento, richiesto a gran voce dall’architetto Bosi di VAS, che include l’offerta di servizi come il bike sharing – è necessario inserire una tipologia di cartello, cosiddetto europeo, che anche all’estero e in Europa viene utilizzato a questo scopo – è stato presentato dalla Lista Marchini, a nome del capogruppo Alessandro Onorato, per poi essere accolto con favore dal resto dei consiglieri. "Grazie all'approvazione del nostro emendamento – dichiara Onorato – sarà possibile avere un servizio di bike sharing al livello delle altre capitali europee finanziato dalla pubblicità".

Soddisfazione, dunque, da parte del capogruppo della lista Marchini in Campidoglio, che però punta il dito contro un accordo ‘sottobanco’, che “garantirà 25mila metri quadri ai soliti amici degli amici penalizzando così il mercato e la concorrenza”.

Un accordo che lo stesso comitato Basta Cartelloni, commenta così: “La svolta arriva nel pomeriggio, verso le 17.00 quando la Giunta presenta il proprio emendamento. Contiene il ‘premio’ alle ditte del riordino e consiste nell'attribuire loro il 17,5% del parco impianti (circa 24.000 mq). Come vi avevamo anticipato, per non ledere il principio di parità di trattamento rispetto alle gare pubbliche, si tratta di soli cartelli SPQR, di proprietà comunale. Il Campidoglio cioè decide di privarsi della gestione dei propri impianti e di affidarli, tramite una procedura di evidenza pubblica, ad alcuni soggetti. Attenzione, evidenza pubblica non significa necessariamente gara. Si tratterà di attribuire dei punteggi a ciascuna ditta che avrà diritto di partecipare, privilegiando appunto chi rientrava nel riordino. Quali siano i criteri attraverso i quali ad una ditta verrà dato maggior punteggio e ad un'altra minore non è specificato.  In pratica il Consiglio ha consegnato una delega in bianco alla Giunta. E sarà la Giunta a stabilire questi criteri. Tutta questa roba è l'aspetto più deteriore della riforma. E' frutto dunque di un accordo maggioranza/opposizione di basso livello, tipico della prima Repubblica (delle banane)” – si legge nel post.

“Altri 3 nostri emendamenti più tecnici – continua il comitato – presentati dall'ottimo Enrico Stefàno del M5S, sono stati approvati. E, grazie anche al lavoro che abbiamo svolto nei mesi suggerendo tramite i Municipi determinate indicazioni, il complesso del piano è da considerarsi di livello europeo”.

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