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Roma Acilia, la morte di Debora e Aurora ci ricorda Alfredino Rampi

Ricorda quello che avvenne molti anni fa ad un bambino che cadde in un pozzo nei pressi di Vermicino. Il bambino si chiamava Alfredino Rampi

La tragedia di Acilia (San Francesco) mi ha turbato non poco. Conosco quelle zone, da quando ero bambino. E molte persone che abitano in quelle strade. Persone umili e semplici. Famiglie per bene che ogni giorno combattono il disagio di una periferia che offre pochissimo. San Francesco è un quartiere piccolo, se così si può dire, intercluso tra Dragona, Dragoncello e Acilia. Quest’ultima è un po’ la cittadina dell’entroterra, a metà strada tra Roma e Ostia Lido.

Le case sono cresciute in maniera esponenziale e le strade sono come dei vicoli in cui difficilmente riescono a passare contemporaneamente due auto nei sensi opposti. Ciononostante la gente che vi abita ha fatto di tutto per rendere vivibile quel posto, ristrutturando abitazioni fatiscenti e curando il proprio giardino. Il tutto è facilitato dal fatto che ci si conosce da cinquant’anni e tutti si danno una mano..

La famiglia colpita rappresenta il modello della famiglia italiana: moglie, marito e due figli, uno di quindici anni e una più piccola, di otto. La madre è una insegnante e di solito i pomeriggi li passa a casa a curare le faccende domestiche e la prole. Sembra un tranquillo pomeriggio tra Natale e Capodanno. Il papà rientrerà dal lavoro più tardi perché lavora in un supermercato. Nessuno può immaginare che tra poco questa famiglia sarà distrutta a causa di uno scoppio causato da una bombola di gas.

Il colpo di sente a chilometri di distanza come una bomba. Qualcuno ha addirittura pensato che fosse caduto un aereo. Il palazzo viene giù in un baleno. Scatta la macchina organizzativa dei soccorsi e ci si rende subito conto della gravità dell’accaduto. All’interno dello stabile ci sono persone dislocate negli appartamenti colpiti. Ci sono due anziani che in poco tempo vengono tratti in salvo. Mancano all’appello una mamma ed una bambina di 8 anni.

I vigili del fuoco cautamente scavano a mano in un cumulo fitto di macerie. Un solaio è venuto giù e si è adagiato sull’altro. Arrivano ambulanze, i servizi sociali, i carabinieri. Nulla di fatto, mancano due persone e non si riesce a capire dove possano trovarsi. Una cosa è certa, sono lì sotto. Arriva la TV per raccontare il possibile salvataggio minuto per minuto, ma le notizie non arrivano e tutto appare sospeso e affidato alle sapienti mani dei vigili del fuoco che non si fermano un istante. Si scava e intanto la luce del giorno cala. Arrivano le luci artificiali. 

Dalla TV siamo tutti intenti a guardare cosa accade e io sono incollato nell’attesa. Mi ricorda un po’ quello che avvenne molti anni fa ad un bambino che cadde in un pozzo nei pressi di Vermicino. Questo bambino si chiamava Alfredino Rampi… Si sentono le voci di una bambina sotto un mucchio di macerie, si comincia a sperare.

Arrivano i mezzi pesanti che servono per spostare i muri crollati e dalle facce dei tecnici del soccorso non traspare ottimismo. Passano le ore. Poi tra un collegamento e l’altro appare una barella con un corpo coperto da un velo. E’ finita. Debora, la mamma, di 46 anni e dopo poco la figlia di 8, non ce l’hanno fatta. Sono morte. Tutto questo causato da errore umano.forse da una bombola di gas. Qualcuno non ha tenuto conto della sicurezza del proprio appartamento che si è automaticamente trasformata in una tragedia per tutti. Questo non dovrebbe accadere. 

Vivere in un appartamento comporta degli obblighi che sono mirati a proteggere l’incolumità di tutti coloro chi ci vivono. Nello stabile c’è una famiglia di extra comunitari che vive in una condizione disagiata. Non hanno le utenze e alimentano la cucina con la bombola del gas. Tutto questo si sarebbe potuto evitare se ciascuno avesse avuto un po’ di amor proprio e soprattutto senso civico. 

Quel quartiere è colpito a morte da questo incidente e gli sforzi fatti da una comunità per rendere un ambiente vivibile, in un attimo, sono stati vanificati dall’incuria di pochi. Credo che i responsabili, una volta accertati, dovranno pagare per quello che hanno causato e le regole che sono in vigore e che riguardano gli obblighi di chi prende una casa in affitto, debbano essere adeguate ai tempi. Una giovane madre e sua figlia ci rimettono la vita. Cerchiamo di non dimenticare .

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