Dopo il Giubileo, parte la corsa per il Campidoglio: Gualtieri punta al bis, il centrodestra cerca il candidato
Dopo il Giubileo Roma guarda alle urne del 2027: Gualtieri lavora alle alleanze con Iv, Azione e M5S; a destra è totonomi
Campidoglio, il Marco Aurelio
Il Giubileo 2025 sta lasciando in eredità cantieri, scadenze e una promessa implicita: trasformare gli interventi emergenziali in una nuova normalità urbana. È su questo crinale che Roma comincia già a ragionare sul prossimo passaggio politico, con il sindaco Roberto Gualtieri che non nasconde l’idea di ricandidarsi e con il centrodestra che, dopo anni di alternanza e tentativi non riusciti, prova a scegliere un nome competitivo per il Campidoglio. A rendere tutto più concreto non è solo il clima da “pre-campagna”, ma anche il calendario: il voto capitolino è atteso nella primavera 2027, dentro la finestra indicata dal Viminale fra metà aprile e metà giugno.
Dopo il Giubileo, parte la corsa per il Campidoglio: la data delle urne e l’effetto calendario
Il punto di partenza è tecnico ma produce conseguenze politiche immediate. Gualtieri è sindaco dal 21 ottobre 2021, ma la prossima tornata non coincide automaticamente con il “classico” quinquennio: l’effetto delle deroghe e degli slittamenti legati alla pandemia ha spostato l’orizzonte e ha alimentato un dibattito pubblico sulle scadenze amministrative della Capitale, con l’indicazione di un voto nella primavera 2027.
Questo allungamento di fatto amplia il tempo a disposizione dell’amministrazione per chiudere partite aperte (dai lavori connessi al Giubileo alle infrastrutture di servizio), ma allo stesso tempo offre alle opposizioni una pista lunga per organizzarsi, testare profili e misurare umori nei municipi.
Dopo il Giubileo, parte la corsa per il Campidoglio: Gualtieri e la partita delle alleanze
Sul fronte del sindaco, il tema non è soltanto “se” ricandidarsi, ma “con chi” presentarsi. L’area che sostiene l’attuale maggioranza capitolina resta centrata sul Partito democratico, ma i segnali di questi mesi indicano un lavoro politico più ampio, pensato per ridurre il margine d’incertezza al ballottaggio e per evitare fratture che a Roma, storicamente, diventano subito numeri. Le attenzioni vanno soprattutto ai riformisti: Italia Viva e Azione, forze che in Campidoglio e nei municipi possono spostare consensi e soprattutto parlare a quell’elettorato moderato che spesso decide l’esito finale.
In questo quadro si inserisce anche il tema Movimento 5 Stelle: i rapporti romani non sono mai lineari, e l’ipotesi di un asse stabile è stata più volte oggetto di tensioni e riposizionamenti. Ma, proprio perché la Capitale non è un comune qualunque, ogni apertura o ogni irrigidimento ha un impatto immediato. Non a caso, negli ultimi mesi si è tornati a discutere del perimetro politico del centrosinistra romano, con pressioni, distinguo e tentativi di costruire un campo più largo o almeno non ostile.
Le parole di Gualtieri sulla possibilità di una maggioranza “aperta” e su un dialogo positivo con forze oggi esterne alla coalizione fotografano questo tentativo: l’obiettivo è arrivare alle urne con un quadro meno frammentato, limitando la concorrenza interna che spesso, a Roma, finisce per indebolire il candidato principale.
Dopo il Giubileo, parte la corsa per il Campidoglio: il bilancio del sindaco come argomento politico
Il Giubileo è, nel bene e nel male, un acceleratore. Cantieri, mobilità, decoro, sicurezza, gestione dei flussi: ogni voce diventa un indicatore politico. Per Gualtieri l’argomento chiave sarà la continuità: rivendicare ciò che è stato avviato e chiedere tempo per completare ciò che non può essere risolto in pochi mesi. È una narrazione già vista in altre grandi città: l’amministrazione uscente prova a trasformare le opere in “prove” di affidabilità e capacità di governo.
Di contro, le opposizioni mettono in fila ritardi, disagi e promesse percepite come non mantenute, sapendo che Roma giudica molto più sulla vita quotidiana che sulle conferenze stampa: bus che passano, strade che reggono, quartieri che non si sentono periferia abbandonata. Ed è qui che la partita delle alleanze diventa ancora più importante: ogni tema amministrativo (rifiuti, trasporti, manutenzione, grandi eventi) rischia di spaccare il fronte progressista se non viene gestito con una regia politica forte.
Dopo il Giubileo, parte la corsa per il Campidoglio: il centrodestra e il “totonomi” sul candidato
Se Gualtieri lavora per allargare, il centrodestra lavora per scegliere. La parola d’ordine è unità, perché la storia recente romana insegna che la competizione interna brucia energie e rende più difficile arrivare al ballottaggio con un profilo riconoscibile. Per questo da mesi si ragiona su un metodo: incontri sui territori, costruzione di una rete municipale, ascolto degli amministratori locali e, soprattutto, selezione di un candidato che tenga insieme Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e le liste civiche che a Roma contano più che altrove.
Non è un passaggio banale: la Capitale impone un candidato capace di parlare a quartieri diversissimi, dal centro storico alle aree esterne al raccordo, e di unire due esigenze spesso in conflitto, identità politica e profilo amministrativo. È il motivo per cui, ciclicamente, emergono nomi “civici” o figure legate a mondi esterni alla politica tradizionale, accanto a profili interni ai partiti. In queste settimane il tema è tornato d’attualità anche sulle cronache locali, proprio mentre si ragiona sull’eredità del Giubileo e sul futuro delle opere avviate.
Dopo il Giubileo, parte la corsa per il Campidoglio: conseguenze e reazioni dentro i palazzi
L’anticipo del dibattito elettorale produce un effetto a catena in Campidoglio e in Regione: ogni voto in Aula, ogni delibera su urbanistica e mobilità, ogni scelta su bilancio e partecipate viene letta anche in chiave di posizionamento. Nel centrosinistra cresce l’attenzione a non aprire fronti polemici con i riformisti, mentre nel centrodestra la pressione è evitare guerre di correnti prima ancora di avere un candidato.
E poi ci sono i “terzi attori”: civiche, associazioni di categoria, mondi professionali, comitati di quartiere. Roma è piena di corpi intermedi che non sempre si riconoscono nelle sigle, ma che in campagna elettorale diventano snodi decisivi per consenso e credibilità. Il dopo-Giubileo, con il suo carico di trasformazioni, renderà queste voci ancora più pesanti: chi prometterà continuità dovrà far vedere risultati; chi prometterà cambio di passo dovrà dire con quali strumenti e con quale squadra.
In sintesi, la corsa è partita davvero: Gualtieri punta a presentarsi come garante del “secondo tempo” dei progetti avviati, cercando sponde politiche più larghe; il centrodestra sa che senza un nome forte rischia di restare nel gioco dei pronostici. Le urne sono ancora lontane, ma a Roma, quando si entra nell’anno che segue un grande evento, la politica non aspetta mai l’ultimo momento.
