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ULTIM’ORA Garlasco, ha confessato: “Stasi mi fece…” | Supertestimone dopo 18 anni racconta i fatti: il cerchio si stringe

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A Storie Italiane emergono ricordi contrastanti e nuove tensioni attorno alla testimone della casa della nonna dei Poggi

Nella puntata del 12 dicembre di Storie Italiane, il caso Garlasco è tornato al centro dell’attenzione con una testimonianza che ha nuovamente acceso il dibattito. La donna che all’epoca dichiarò di aver visto luci accese e presunti movimenti sospetti vicino alla casa della nonna di Chiara Poggi, alla vigilia dell’omicidio, ha riformulato in diretta alcuni punti chiave, prendendo le distanze dai verbali ufficiali e sollevando nuovi dubbi. Il suo racconto, definito da lei stessa “più sfumato” rispetto alle ricostruzioni passate, ha alimentato in studio e tra il pubblico interrogativi su una vicenda giudiziaria che continua a dividere.

Il servizio ha evidenziato il contrasto tra le dichiarazioni rese allora e quelle rese oggi davanti all’inviata. La testimone sostiene di non riconoscersi in parte delle affermazioni riportate nei documenti, mentre il programma ha incrociato la sua versione attuale con i verbali risalenti all’epoca dei fatti. Da questo confronto sono emerse incertezze, omissioni e ripensamenti che hanno riaperto una discussione su quanto peso possano ancora avere testimonianze ormai datate nella rilettura del caso.

La testimone rivede le sue parole: auto, luci e ricordi che non coincidono

L’inviata Olga Mascolo ha ripercorso con la donna i momenti cruciali legati alle presunte luci accese e alla presenza di una auto chiara nei pressi dell’abitazione familiare dei Poggi. La testimone, però, smentisce in parte ciò che emerge dai verbali: “Mio marito non aveva visto macchine, può leggere finché vuole ma mio marito non l’ha vista l’auto”. Aggiunge di aver visto Chiara “il giorno prima”, riconoscendola di spalle, ma definisce alcune parti del verbale come “cavolate”.

Il confronto si fa più acceso quando la donna ricorda il maresciallo che le chiedeva insistentemente di dire la verità: “Che verità vi devo dire? Se non lo so non lo so, io non la conosco neanche la ragazza”. Un’affermazione che riflette il clima di tensione e incertezza con cui vennero raccolte alcune testimonianze negli anni successivi all’omicidio. La testimone interviene anche su uno dei temi più discussi nelle ricostruzioni locali: i movimenti vicino alla casa la sera precedente. “Se poteva esserci un giro di droga? Non lo so, non me lo chiedere perché non lo so…”.

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L’emozione su Stasi e la posizione dell’avvocata Taccia sul DNA

La testimone ha poi ricordato i momenti successivi alla scoperta del delitto, soffermandosi sulla reazione di Alberto Stasi: “Era disperato, piangeva e mi fece pena. Se penso sia stato lui? No, è nata male la cosa, sono entrati cani e porci in quella casa. Poi voi giornalisti ci marciate”. Parole che riflettono un sentimento diffuso in parte della comunità, che negli anni ha manifestato perplessità sulle prime fasi delle indagini.

Dallo studio, la conduzione è passata al collegamento con il pool di Andrea Sempio, rappresentato dall’avvocata Angela Taccia. La legale ha espresso scetticismo sulla recente perizia Albani riguardante le analisi genetiche: “Probatoriamente parlando ad oggi non vale granché, con tutto il rispetto per la dottoressa Albani”. Ha poi aggiunto che non prevede elementi preoccupanti per il suo assistito, ribadendo la convinzione della sua estraneità: “Tutto quello che uscirà si potrà spiegare”.

Rispondendo alle domande sulla possibile richiesta di ulteriori accertamenti dopo il 18 dicembre, Taccia ha mantenuto una linea prudente: “Non mi sbilancio, si va e si vede”. Sulle tracce di DNA sotto le unghie, ha precisato: “La pistola fumante proprio non sono”, ricordando l’importanza di valutare ogni reperto insieme agli elementi delle indagini tradizionali. Ha infine minimizzato l’impatto dell’inchiesta di Brescia: “Non ci riguarda, si chiarirà tutto anche per quello”.

Il quadro emerso in trasmissione mostra ancora una volta come il caso Garlasco continui a essere un terreno complesso, dove antichi ricordi, nuove perizie e posizioni difensive si intrecciano alimentando un dibattito che, a molti anni di distanza, appare tutt’altro che concluso.