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Roma, una città in riva al Tevere tra disperati, rifiuti e siringhe

Sotto Ponte Garibaldi, vista Ponte Sisto, basta scendere cinquanta scalini e assapori il gusto fetido del degrado più assoluto

E’ piacevole ricordare quante storie abbia raccontato il Tevere, attraverso i suoi interpreti più amati e conosciuti. Quanta poesia, quanta nostalgia nei versi, nelle strofe, nelle canzoni! Basta pensare al “Barcarolo romano”, a “Ponte Mollo” e subito affiorano ricordi, sentimenti forti. Ora invece, piuttosto che cuore occorre fegato o uno stomaco grande così. Il fiume del bel canto e della tradizione è una città vera e propria. Gli sgomberi sono all’ordine del giorno, ma il risultato è che chiunque venga invitato ad alzare le tende, prima o poi ritorna e ricomincia punto e a capo. Sotto Ponte Garibaldi, vista Ponte Sisto, è sufficiente scendere una cinquantina di scalini e si arriva ad assaporare il gusto fetido del degrado più assoluto. Uno spettacolo sconcertante con elementi d’arredo quali erbacce, rifiuti di ogni genere e siringhe.

Il tutto, in un’atmosfera intrisa da un insopportabile odore di urina. Ubriachi, tossici e ogni genere di disperati che non di rado scatenano risse e aggressioni. Tutto questo in pieno centro, nel punto dove in un amen si arriva a San Pietro. Tuttavia, anche se di periferia si trattasse,  le considerazioni rimarrebbero le medesime e il discorso non cambierebbe di una virgola. Questo è quanto, purtroppo e se per un attimo vogliamo provare a prendere le distanze da questa vergogna, non prima di averla raccontata e denunciata come è giusto e doveroso che sia, nessuno, si spera, vorrà obiettare. E allora, sotto con la chitarra! “Er barcarolo va contro corente e quanno canta l’eco s’arisente, si è vero fiume che tu dai la pace, fiume affatato fammela trovà”.

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