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Un anno di Covid, Celotto: “Cittadini che non comprendono le norme trattati da sudditi”

L’intervista al Professor Alfonso Celotto, docente di Diritto Costituzionale all’Università Roma Tre, a un anno dal primo Dpcm

Alfonso Celotto

Un anno di Covid, di crisi sanitaria, con le sue implicazioni politiche, giuridiche e normative. Vi proponiamo l’intervista al Professor Alfonso Celotto, docente di Diritto Costituzionale all’Università Roma Tre. Domani 9 marzo sarà infatti trascorso un anno dal primo Dpcm in materia di contenimento del virus Sars-coV-2.

Le parole del professor Celotto a un anno dal primo Dpcm anti-Covid

Quest’anno di lotta al Covid-19 ha prodotto una mole enorme di documenti che si vanno a sommare negli archivi della burocrazia. Non soltanto per quanto riguarda le autocertificazioni che compilano i cittadini ma soprattutto per ciò che concerne il materiale normativo dello Stato, per cercare di limitare il virus. In un anno abbiamo avuto 28 Dpcm, che limitano tutte le nostre libertà, abbiamo anche discusso se siano o meno atti legittimi perché la Costituzione pretenderebbe delle leggi per fare tutto questo.

Ciò che è più impressionante sono le migliaia di ordinanze e documenti che abbiamo, si aggiungono almeno 20 decreti legge sui ristori, centinaia di ordinanze ministeriali del Commissario Straordinario e della Protezione Civile. E ancora abbiamo almeno mille ordinanze regionali, da ultima la Sardegna con i tamponi obbligatori o vaccino per entrare. E poi abbiamo i Comuni, che con le ordinanze si sono sbizzarriti. Sono circa 40mila, non c’è neppure un numero preciso.

La lista dei cittadini per recarsi a fare la spesa in ordine alfabetico, il lockdown per età, il divieto di fermarsi per strada e l’obbligo di camminare senza fare soste, l’eradicamento di panchine per evitare i cosiddetti assembramenti. Ogni comune ha fatto da sé, anche per rispondere alle mancate specifiche date dal Governo.

Combattere la Burocrazia…con la confusione

Il risultato è un’immensa confusione per i cittadini, già preoccupati per la malattia e le condizioni economiche personali e del paese. Il cittadino inoltre non sa a chi chiedere, a chi rivolgersi, per dirimere i suoi dubbi circa spostamenti, visite e altro.

Anche sul sito del governo le cose non sono più chiare: le Faq sono dettagliatissime ma contorte e spesso in contraddizione tra loro. Ricordiamo qualche mese fa il problema della bicicletta fuori dal Comune, o le visite ai congiunti. Lo Stato ha cercato di combattere la burocrazia con i pezzi di carta, ma in tal modo è solo aumentata la sfiducia. Noi cittadini chiediamo poche regole certe. Il cittadino che non comprende le ragioni delle norme a cui è sottoposto è un suddito, viene trattato come suddito, e non è quello che vogliamo”.

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