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Tonni e tonnare

La più antica industria marina legata al tonno oggetto di studi alle isole Egadi

Nella cornice meravigliosa dello Stabilimento Florio di Favignana si è tenuta la Nuova Settimana delle Isole Egadi. La manifestazione di carattere ambientalistico culturale organizzata, tra gli altri da Maria Guccione, la Regione Sicilia, Assessorati, Comune, Soprintendenze e Giulia D'Angelo, ha raccontato la Storia dell'uomo dalle origini ai giorni nostri grazie alle numerose testimonianze, anche di carattere rupestre, che sono state rinvenute in quei luoghi, nel corso dei secoli.

Tra gli argomenti trattati da illustri professori e studiosi che hanno raggiunto le isole da ogni parte d'Italia, quello delle storiche tonnare di Favignana e Formica è stato tra i più coinvolgenti, visto il diretto coinvolgimento del pubblico presente.

Il Dott Antonio Di Natale, biologo e ricercatore, ha collaborato con diversi Governi e varie istituzioni internazionali come la Fao e la Commissione Europea e si è occupato, tra le altre cose, dello studio dei grandi mammiferi marini. Già negli anni settanta aveva iniziato a studiare uno dei principali predatori dei mari, il tonno. Nella sua relazione ha esposto la storia delle tonnare e la speranza di nuova vita delle stesse che il numero degli animali marini, in leggero aumento, potrebbe significare. “La storia del tonno e delle tonnare, ha esordito Di Natale, è antichissima. E' una specie studiata da oltre 2200 anni. Le tonnare, ha proseguito, esistono dai tempi dei Fenici e, probabilmente, anche gli Egizi utilizzassero strumenti simili. Sono la più antica industria marina. Gli ultimi decenni, ha continuato, la popolazione di tonni dell'Atlantico e dei mari adiacenti hanno visto una imponente sovrapesca che ha decimato la specie”.

Per la maggior parte di noi, il tonno, è poco più di una scatoletta da acquistare al supermercato per poi riporla nella dispensa “perchè non si sa mai.. In mancanza d'altro, due minuti e il pranzo è pronto..”
Destino beffardo per un pesce che compie migliaia di miglia in quasi tutti i mari del Pianeta per riprodursi. Un vero re dei mari che, anche nel nostro Mediterraneo, aveva trovato le condizioni ottimali per continuare la specie. Lo Stabilimento Florio è una ex tonnara tra le più note al mondo.
Dopo aver dato lavoro a migliaia di “tonnaroti” e aver creato un indotto che, almeno nei primi decenni di vita della struttura, era paragonabile solo alla FIAT, ha terminato la sua attività alla fine degli anni settanta. Qui la novità della conservazione del tonno sottolio.
Leggendarie le catture di tonni enormi che oggi sarebbero impensabili sia in ordine di peso di esemplari che di quantità.

“Dopo i Florio lo stabilimento venne diretto dai signori Parodi”. Peppe Giangrasso è uno dei vecchi dipendenti della struttura dove ha lavorato da sempre e oggi, dopo l'imponente restauro che ha riportato la struttura all'antico splendore, continua a lavorarci come guida per i visitatori e guardiano. “Ho iniziato a lavorare allo stabilimento quando ero giovane e ora che mi sono fatto vecchio continuo a rimanerci perché la mia vita è qui”. Le rughe di “zio Peppe” raccontano da sole tutta la sua esistenza e, ad ascoltarlo, sembra ancora di vedere le maestranze al lavoro dopo il ritorno delle barche piene di tonni, di lacrime… di sangue.
“Sono passati tanti anni dall'ultima tonnara, prosegue, eppure sembra ieri. Molti amici che hanno lavorato con me, se ne sono andati dopo che, nel '79, lo stabilimento chiuse i battenti, altri, e quegli occhi duri e benevoli si accendono, non ci sono più”.

A passeggiare nelle enormi sale dello Stabilimento con ancora i macchinari e gli enormi pentoloni dove veniva bollito il tonno sembra di essere sul Titanic, da un momento all'altro ci si aspetta di veder comparire qualche pescatore distrutto dalla fatica in cerca di un po' di refrigerio dopo la lotta feroce combattuta in mare. Ecco, quegli odori e quei sapori che ci sembra di ascoltare e di sentire ce li racconta ancora “zio Peppe”: “ti ricordi quella pubblicità, mi dice, che parlava del tonno che si taglia con un grissino?” Chi non la ricorda, aggiungo e immagino dove voglia arrivare, “Ma quale grissino, si infervora, qui, quando mettevamo i tranci di tonno, quelli veri, sottolinea, nelle latte da 5, 7kg se ci infilavi il coltello si spezzava la lama!”.
Le ciminiere, altissime e meravigliose, si specchiano nelle acque ancora cristalline della piccola baia di Favignana. Uno specchio d'acqua delimitato da una spiaggetta che ospita la Camperia, una struttura di mattoni con i tetti in legno che veniva usata dai pescatori e che, oggi, è possibile visitare in rare occasioni grazie ai ragazzi di Legambiente. “La Camperia, conclude Giangrasso, era importante per i pescatori, era il rimessaggio di barche e reti che sarebbero state riutilizzate nelle tornate di pesca successive”.

Al suo interno, a due passi da Palazzo Florio, ci sono alcune immagini d'epoca che raccontano la vita di quegli anni così come le catture accidentali di enormi squali bianchi finiti nella “camera della morte” dedicata ai tonni, attirati dal sangue che colorava i tratti di mare interessati alla pesca.
Storie passate di epiche battaglie tra l'uomo e il mare che non avevano nulla a che vedere con le carneficine di oggi dove la pesca si è evoluta e meccanizzata talmente da vuotare gli oceani per far scomparire intere specie che sono, ormai, al limite della sopravvivenza.
Una storia antica, cominciata anche prima della famosa battaglia delle Egadi del 241 a.C.
Una storia piena di orgoglio e di rispetto per quella preda che, morendo, avrebbe dato vita.

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