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Televisione: “E’ giusto dare voce agli assassini?”

La tv croce e delizia dei telespettatori continua a percorrere una strada che disconosce il buon gusto e la sensibilità

La tv croce e delizia dei telespettatori continua a percorrere una strada che disconosce il buon gusto e la sensibilità di chi osserva determinate tipologie di programmi, che seppur di ottimo livello non dovrebbero concedere spazio ma soprattutto voce ai protagonisti di omicidi efferati e atti di brutalità inenarrabili. Proprio nel quarantennale del rapimento e del conseguente omicidio dell' onorevole Aldo Moro abbiamo avuto modo di assistere e subire programmi che hanno messo in bella mostra le belve umane autrici di omicidi tanto brutali quanto incomprensibili, raccontati  nei minimi particolari senza emozione e pentimento alcuno da parte dei componenti il commando armato che il 16 marzo 1978 uccise 5 onesti servitori dello Stato per poi compiere di nuovo lo stesso scempio 55 giorni dopo nei confronti del presidente Aldo Moro.

Ci chiediamo se sia giusto dare voce a personaggi del genere e se la cosa non risulti offensiva oltreché lesiva soprattutto nei confronti dei familiari delle persone decedute. Situazione analoga accade per quello che quotidianamente il telespettatore è costretto a vedere e ad ascoltare, nella fattispecie nei programmi che si occupano di grandi processi o di storie con omicidi e violenze, sviscerate nei minimi particolari, fino a descrivere minuziosamente persino alcune modalità del sezionamento di corpi privi vita. Corpi di vittime innocenti e senza colpa alcuna. Si potrebbe fare a meno di spettacoli del genere? Oppure dovremo abituarci a considerare la brutalità e efferatezza una prassi quotidiana e uno degli ingredienti basilari per la riuscita di alcuni programmi televisivi?

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