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Stefano Puzzer, l’agnello della favola di Fedro a Piazza del Popolo

Stefano Puzzer rappresenta la protesta pacifica e non violenta che non può essere screditata e strumentalizzata

Stefano Puzzer con tavolino in piazza del Popolo a Roma

Quasi tutti conosciamo le favole di Fedro. Le più note sono: “La volpe e l’uva”, ripresa dal greco Esopo e “Il lupo e l’agnello”. Sono favole che contengono però sempre una morale, che ha a che vedere con la natura umana. La storiella del lupo e dell’agnello è nota: un povero agnello arriva a un ruscello per dissetarsi, ma più in alto c’è un lupo che, volendolo divorare, cerca un pretesto per litigare ed ucciderlo.

Lo accusa quindi di impedirgli di bere perché sta sporcando l’acqua. Ma l’agnello gli dice che non è possibile, perché egli sta a valle ed il lupo a monte del ruscello. Allora il lupo lo accusa di averlo insultato l’anno prima. Ma l’agnello gli risponde che è impossibile, perché un anno prima non era ancora nato. Allora il lupo rabbioso dice che se non è stato lui, di certo è stato suo padre. E così gli salta subito addosso e lo sbrana, uccidendolo ingiustamente.

La natura del Lupo e dell’Uomo

La morale della favola è chiara: ci sono uomini che opprimono gli innocenti con falsi pretesti. Orbene, a giustificazione del lupo potremmo dire che quella di predatore di animali più deboli è la sua natura ed egli non può modificarla. Ma gli uomini possono modificare i loro comportamenti, perché la natura umana presuppone la capacità di controllo, di discernimento e di rispetto verso gli altri uomini. E quindi il senso di giustizia.

Stefano Puzzer, l’agnello di Trieste e il ricatto del Green Pass

Ora c’è un uomo semplice e mansueto, ma per nulla stupido o debole, Stefano Puzzer, l’agnello della nostra storia, che lavora come portuale al Porto di Trieste e che nessuno di noi conosceva fino a quando non ha deciso di ribellarsi, come tanti altri, al ricatto del Green Pass. Che si tratti di un ricatto non lo dice Puzzer, ma tantissime persone di ogni livello sociale e professionale. L’ha riconosciuto serenamente lo stesso Governo, ammettendo che si tratta di uno strumento concepito solo per convincere, o meglio costringere, a vaccinarsi coloro che ancora non vogliono. O ti vaccini o non lavori. Un ricatto appunto.

Ricatto senza giustificazione sanitaria

Qualche furbetto in mala fede ci ricorda che esiste l’alternativa del tampone, ma spendere in tamponi più di 200 euro al mese, solo per entrare nel luogo di lavoro, è un onere che molte famiglie, che a stento arrivano a fine mese, non possono sopportare. Dunque è un ricatto. Per giunta è un ricatto che non è giustificato da alcuna ragione sanitaria, perché il Prof. Crisanti (ma lo ha detto anche “Report” attirandosi le critiche velenose dei loro stessi amici di sinistra) ha spiegato che il Green Pass “non ha nulla a che vedere con la tutela della salute”. Un ricatto. Ma torniamo al nostro agnello.

Stefano Puzzer e le promesse vane del Governo

Puzzer aveva manifestato pacificamente a Trieste, resistendo immobile, insieme ad altri suoi compagni, sotto il getto degli idranti della Polizia. Voleva solo essere ascoltato. Gli hanno promesso di ascoltarlo e di fargli avere la risposta del Governo. Ma era un inganno, la risposta non c’è stata. Allora ha deciso di venire a Roma, da solo, in Piazza del Popolo, ad attendere e sollecitare, pazientemente e pacificamente, la risposta di qualcuno del Governo. Silenzio. Ma in Piazza del Popolo, si sono uniti tanti cittadini che, altrettanto pacificamente e serenamente, hanno dato la loro solidarietà alla protesta pacifica del mansueto portuale.

L’intimidazione e l’aggressione del governo lupo

Allora, al silenzio del Governo ha fatto sponda l’intimidazione, con il “garbato” invito rivolto dalla Digos a Puzzer a seguirli in Questura. E subito dopo gli hanno dato il DASPO, che gli vieta per un anno di venire a Roma. Perché mai? Ha rotto vetrine, ha distrutto automobili, ha minacciato carabinieri o tentato di assalire la CGIL o il Parlamento? No, nulla di tutto questo, solo una protesta silenziosa, come il povero agnellino della favola di Fedro. Ma lo riuscite a vedere il lupo?

Un lupo peggiore di quello di Fedro

Beh, il lupo del Governo e della massa informe che lo segue senza pensare e senza porsi domande, è di gran lunga peggiore di quello della favola, perché non cerca nemmeno il pretesto, dato che a Stefano Puzzer non possono accusarlo di nulla. L’obiettivo era divorarlo e basta, a prescindere e accampando la fantasiosa motivazione di aver organizzato una manifestazione non autorizzata.

La ragione di tanto accanimento su Stefano Puzzer

Un uomo che dissente silenziosamente in piazza è manifestazione non autorizzata? Allora che ci dite delle improvvisate proteste popolari per la bocciatura del DDL Zan? Hanno arrestato qualcuno dei manifestanti? Greta Thunberg può protestare silenziosamente e indisturbata davanti al Parlamento svedese ma Puzzer non può farlo in Piazza del Popolo?

Quale è la ragione di tanta cattiveria contro Stefano Puzzer, al quale era stata già negata la piazza di Trieste, che però non è stata negata ai manifestanti per il DDL Zan? Ma è semplice, perché la protesta pacifica, il comportamento innocente, la richiesta di dialogo e di confronto sereno e pacato fanno paura molto più delle spranghe fasciste e delle molotov dei centri sociali, come ci ha insegnato Ghandi.

Sinistra senza lotta ma di sottogoverno

Perché, come cantava Lucio Dalla: “chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche, il pensiero, come l’Oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare”. E il pensiero non violento, alla fine, vince sempre. Dovrebbe saperlo soprattutto la sinistra italiana, che ama Lucio Dalla ma che si è ormai dimenticata di aver sempre fatto del libero pensiero un baluardo invalicabile di libertà. Infatti, la domanda che emerge amaramente da tutto questo è: in Italia c’è ancora una sinistra di lotta o è rimasta solo quella di Governo e soprattutto di sottogoverno?

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