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Sanità: sciopero operatori pulizie a S.Eugenio, Grassi e Pertini di Roma

Dopo comunicazione di 60 licenziamenti, i lavoratori di pulizie e sanificazione continuano lo sciopero.Il 29 incontro con Regione

I lavoratori delle pulizie, sanificazione e servizio di ausiliariato, dipendenti della Società Ma.ca., degli Ospedali CTO, S.Eugenio, Grassi, Sandro Pertini e dei presidi ambulatoriali delle Asl di Rm 2, 3 e 5, scioperano ancora a seguito della comunicazione di circa 60 licenziamenti.

Lo riferiscono Filcams, Fisascat e Uiltrasporti che il 26 aprile saranno in piazza, con corteo da largo delle sette chiese alle 9, “insieme ai lavoratori che da due mesi non percepiscono lo stipendio, che sono coinvolti in ulteriori procedure di licenziamento e ai quali, in alcuni casi, il datore di lavoro ha addirittura chiesto un ”risarcimento” economico per servizi svolti, che dichiara non essere stati riconosciuti dalla committenza”.

Questi lavoratori, sottolineano i sindacati, “garantiscono il servizio presso le strutture sanitarie pubbliche in cui operano, dimostrando maggior senso di responsabilità della società che gestisce l’appalto, che sta disattendendo norme contrattuali fondamentali e non consente ai lavoratori e alle loro famiglie di condurre un’esistenza dignitosa”.

I sindacati di categoria chiedono l’intervento della Regione Lazio e delle Asl, in qualità di Committenza e della Prefettura, “anche a tutela di un sistema di trasparenza e legalità nella conduzione degli appalti e dell’ordine pubblico messo a dura prova dalla disperazione dei lavoratori coinvolti.

Auspichiamo che le istituzioni intervengano celermente. Siamo stati convocati, per il prossimo 29 aprile, dalla Cabina di Regia della Sanità della Regione Lazio e quella dovrà essere l’occasione per garantire i posti di lavoro degli operatori ed il pagamento dei loro stipendi, se necessario attraverso il pagamento diretto da parte della Committenza”.

Concludono: “Il necessario risanamento finanziario del settore sanitario della Regione Lazio ed i processi di razionalizzazione non possono essere a carico dei lavoratori”.

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