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Roma, Rebibbia. Detenuto 46enne si toglie la vita

Sono 29 i suicidi nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno. Un calcolo triste e tragico. Gonnella: “Vanno subito assunti provvedimenti per prevenirli”

Ancora un suicidio nelle carceri italiane. Un detenuto romeno di 46 anni si è tolto la vita alle prime luci del mattino, impiccandosi con le lenzuola, nel bagno della cella dove era ristretto per il reato di omicidio. Il tragico episodio è successo nel reparto G9 della Casa Circondariale di Rebibbia in via Tiburtina, a Roma.

Il suicidio avvenuto a Rebibbia è il ventinovesimo dall'inizio dell'anno. Un calcolo triste e tragico.
Al di là delle motivazioni che hanno portato a quest'ultimo episodio c'è necessità di rimettere al centro dell'attenzione pubblica e istituzionale la questione carceraria.

"Vanno subito assunti provvedimenti diretti a migliorare le condizioni materiali di detenzione – sostiene Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. Inoltre, da un lato, vanno rispettate le indicazioni ministeriali sulla prevenzione dei suicidi e, dall'altro, vanno individuate riforme da subito realizzabili. 
Ad esempio una maggiore apertura nell'uso delle telefonate per i detenuti non soggetti a censura che, garantendo un rapporto costante con i propri famigliari, potrebbero costituire un utilissimo strumento per prevenire gesti autolesivi.
Bisogna poi rivedere e residualizzare tutte le forme di isolamento: giudiziario, disciplinare, ma anche quello per ragioni cautelative.
L'isolamento, qualunque sia la ragione che lo produce, è sempre devastante per la psiche della persona" conclude Gonnella.

I numeri della popolazione carceraria che crescono rendono le persone sempre più invisibili agli operatori (educatori, assistenti sociali, medici, psicologi, direttori) i quali, invece, non aumentano di numero.
Andrebbe infine ridotto in generale l'uso alla carcerazione.

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