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Roma, Raggi accusa Palazzo Chigi e ministeri: Ama, milioni euro inevasi

Ammonta a 20 milioni di euro il debito che Palazzo Chigi e i ministeri hanno contratto nei confronti della municipalizzata capitolina dei rifiuti

Circa 100 milioni di euro di bollette Tari inevase da parte delle pubbliche amministrazioni, di cui 20 milioni solo da Palazzo Chigi e ministeri, che si traducono in minori entrate per Ama.

A tanto ammonta il debito nei confronti della municipalizzata capitolina dei rifiuti secondo un’analisi svolta dall’azienda e presentata ieri in una conferenza stampa in Campidoglio dalla sindaca di Roma Virginia Raggi, dall’assessore capitolino alla Sostenibilità ambientale, Pinuccia Montanari e dal presidente di Ama, Lorenzo Bagnacani.

“Oggi facciamo questa conferenza stampa per portare avanti una operazione verità: è importante capire lo stato dell’arte per andare avanti, noi stiamo lavorando molto per il risanamento di Roma Capitale e delle sue partecipate per riparametrare le risorse con l’obiettivo di capire se e quanto possiamo recuperare per destinarlo al miglioramento dei servizi per i cittadini”, ha detto Raggi.

Ama, ha spiegato la sindaca, “su questo ha lavorato molto bene, ha svolto una attività capillare di verifica dei conti svelando dati interessanti, un credito di circa 100 milioni di euro che Ama vanta nei confronti della pubblica amministrazione“.

La somma è il frutto di una analisi effettuata da Ama al fine di mitigare l’effetto derivante dalla naturale scadenza delle bollette del primo semestre nel mese di giugno. I dati sono relativi a ministeri, utenze militari e di comunità, e quindi ospedali, Asl, ambasciate, scuole, università.

Per Palazzo Chigi e ministeri, come detto, il totale degli importi scaduti al 10 luglio 2017 è di circa 20 milioni di euro di cui:

Presidenza del Consiglio – 1,2 milioni di euro;

ministero dell’Interno – 6 milioni;

ministero della Difesa – 3,2 milioni;

ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – 2 milioni;

ministero dei Beni e delle Attività culturali – 1,7 milioni;

ministero di Grazia e Giustizia – 1,5 milioni;

ministero dello Sviluppo economico – 1 milione;

ministero degli Affari esteri – 822mila euro;

ministero del Lavoro e Politiche sociali – 761mila euro;

ministero dell’Economia e delle Finanze – 575mila euro;

ministero dell’Istruzione – 375mila euro;

ministero dell’Agricoltura – 306mila euro;

ministero della Salute – 95mila euro;

ministero dell’Ambiente – 31mila euro;

Camera dei deputati – 369mila euro.

Una parte di questi importi sono scaduti da oltre mille giorni: i più rilevanti riguardano il Viminale (2,6 milioni di euro), il Mibact (528mila euro), il Mit (508mila euro) e il ministero di Grazia e Giustizia (487mila euro).

“La Raggi dice di aver trovato evasori della Tari in Palazzo Chigi ed altre strutture. Ma la denuncia di mancato pagamento della Tari da parte grandi evasori è datata e risale alla denuncia fatta dalla giunta di centrosinistra nel 2015“, ricorda in una nota il consigliere comunale del Pd, Marco Palumbo.

Estella Marino nel 2015 in conferenza stampa con Fortini esattamente il 18 giugno denunciò l’evasione di oltre 100 milioni di euro della tariffa rifiuti in città da parte dei ‘grandi morosi’, grandi istituzioni pubbliche e private come ministeri, banche e ambasciate che non pagano le bollette e che hanno costituito un problema. Nel primo quadrimestre del 2015 Ama ha individuato evasori per un valore di 8 milioni di euro. Si tratta di un problema già conosciuto sul qual la Giunta Raggi dopo un anno di blocco sia del piano industriale di Ama che di lotta all’evasione anziché fare la scoperta dell’acqua calda meglio farebbe ad operare per recuperare quei soldi e provvedere a tenere pulita la città”.

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