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Roma. Lo scontrino è un optional, 6 volte su 10. E in centro va peggio

Un fenomeno arcinoto e che non c’è verso di debellare. Nonostante i molti interventi della Finanza

Da un lato lo sanno tutti: molti negozianti evadono. E la spiegazione, o l’alibi, sono lì a portata di mano. Uno, le spese sono tante e gli affari non vanno un granché. Due, la tassazione è spaventosa e si porta via una parte troppo cospicua degli utili, se li  si denuncia al fisco. Ergo, lo scontrino non è proprio un’eccezione ma quasi.

In termini generali è una situazione arcinota, ma in dettaglio? In dettaglio, per quanto riguarda Roma, arrivano le cifre sugli accertamenti della Guardia di Finanza. E sono queste: da gennaio a oggi sono state effettuate 2600 ispezioni, che nel 63 per cento dei casi hanno rilevato la mancata registrazione dell’incasso. Come si dice, tutto ‘al nero’. E con una prevalenza dei commercianti del Primo municipio, ossia del Centro. In cima alla lista ci sono, manco a dirlo, gli operatori della ristorazione. Non solo i ristoranti veri e propri ma anche i locali con cibo da asporto, come ad esempio le pizzerie ‘al taglio’, e i bar.

Lo scontrino  può attendere

Certo: le multe sono state fatte, ma a giudicare dalla vastità del fenomeno, e dalla sua invincibile persistenza, si direbbe che non siano servite a un granché. D’altronde, il conto è presto fatto. Se da un totale di 610 sanzioni esce un gettito complessivo che assomma a 305mila euro, la media è di circa 500 euro a testa. A prima vista possono sembrare tanti, rispetto a un gelatino o a un caffè o un trancio di pizza, ma se li paragoniamo a mesi e mesi di vendite non documentate si capisce facilmente che non è così. E la multa, allora, diventa l’equivalente di un costo sgradevole ma occasionale. Che vale la pena di sostenere in cambio dei vantaggi costanti: la ‘legnata’ arriva una tantum, il profitto occulto si rinnova di continuo.

La stessa GdF riferisce che in 20 casi si è andati oltre e si è arrivati a richiedere la sospensione dell'attività. Che si pone come "una sorta di cartellino rosso. Il provvedimento di sospensione è obbligatorio quando la mancata emissione viene rilevata per la quarta volta negli ultimi cinque anni. A quel punto, insieme alla sanzione, viene depositato il rapporto all'Agenzia delle Entrate che procede d'ufficio con la chiusura momentanea”.

Appunto: momentanea quanto?

La verità è l’ennesimo segreto di Pulcinella. Finché la pressione tributaria resterà così alta, è pressoché inevitabile chiudere un occhio. O meglio: tenerlo chiuso quasi sempre e aprirlo solo di tanto in tanto. Nel consueto stile italiano, o italiota, delle norme che sono draconiane sulla carta ma che poi rimangono sostanzialmente disattese nella pratica.

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