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Roma e clan criminali: c’è la famiglia Costagliola oltre a Spada e Casamonica

Li chiamano i “napoletani” di Acilia, dispongono delle case popolari come fossero di loro proprietà assegnandole illegalmente

Ogni habitat, più o meno inquinato, trova i suoi adattamenti, e si sa, nulla va sprecato. Ciò che i pesci grandi lasciano nelle correnti, viene subito predato dai pesci più piccoli. E questo accade anche, in maniera meno poetica e certamente con un’etica quanto meno discutibile, tra le organizzazioni criminali.

E’ così che nel sottobosco delle case popolari, all’ombra degli Spada e dei Casamonica, operano alcuni membri della famiglia Costagliola, che da diversi anni ha trovato la sua nicchia ecologica vendendo alloggi popolari a famiglie in emergenza abitativa. E’ il frutto di un’inchiesta de l’Espresso di cui ricostruiamo alcuni passi.

Clan Costagliola: i “napoletani” di Acilia

Si tratta di alcuni membri della famiglia Costagliola, soprannominati i “napoletani” di Acilia.

Infatti hanno lasciato la città partenopea anni fa per trasferirsi a Roma, gravati da vari precedenti penali tra cui per Carmine il 416 bis per associazione a delinquere di stampo mafioso, camorra, per il quale ha trascorso in carcere circa vent’ anni. Da circa dieci anni la loro attività criminale è quella del racket delle occupazioni abusive ad Acilia e Dragoncello, periferia sud di Roma. Secondo l’inchiesta de L’Espresso l’organizzazione agisce senza farsi notare, esercitano la violenza con meno disinvoltura di altri clan.

I metodi? minacce, intimidazioni e sfratti forzosi per mezzo dei quali disponevano delle case popolari come fossero di loro proprietà.

Case popolari, Ostia

L’indagine de L’espresso ha provato a spiegare come funzionasse il meccanismo di assegnazione abusiva delle case e della percentuale che intascavano su ogni famiglia: “Noi abbiamo fatto solo del bene alla gente, facevamo favori pe’ gentilezza”. “Mica tanto, se incassavate la stecca”, replica il giornalista: “Ma che c’hai preso pe’ Tecnocasa?”, si sente rispondere. Le famiglie pagavano tra i 10mila e i 20mila euro per un tetto sulla testa. I residenti della zona conoscono bene la loro capacità di persuasione: armi da fuoco e pestaggi.

Le condizioni di degrado, la forte presenza di cittadini in condizioni economiche e sociali difficili, l’elevata concentrazione di pregiudicati e di persone agli arresti domiciliari ha reso queste zone un’amalgama esplosiva.

L’ultimo arresto di un membro del clan a giugno 2021. Le forze dell’ordine lo hanno condotto in carcere perché ritenuto responsabile di aver fatto da mediatore in due episodi di assegnazioni illecite: le indagini erano iniziate nel 2019.

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