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Roma. “Bye Bye Raggi”, il movimento che chiede le dimissioni del sindaco

Il gruppo di protesta nasce dallo scandalo della stazione metro Repubblica. L’11 maggio, giorno del sit-in, sarà il 200esimo giorno di chiusura della stazione

Il movimento 'Bye bye Raggi' "nasce dall'incredibile caso della stazione della metro Repubblica. Tra l'altro l'11 maggio, il giorno della manifestazione, sarà il duecentesimo giorno di chiusura della stazione. Noi naturalmente speriamo per i commercianti della zona e per tutta la città che quando faremo il sit-in la metro abbia riaperto, ma ci sembra che siamo ancora in alto mare.

Il gruppo di protesta nasce da questo scandalo insieme ai commercianti di Repubblica e ai comitati della mobilità per chiedere le dimissioni della sindaca. L'idea è piaciuta molto e si sono aggregate altre realtà che hanno cominciato a denunciare tutti i vari temi. La questione dei rifiuti che è incredibile che sta portando sdegno in tutta la città".

A spiegarlo è il portavoce del movimento 'Bye bye Raggi', che vuole restare anonimo, intervenuto a Radio Cusano Campus, nella trasmissione 'Cosa succede in città' condotta da Emanuela Valente. Ha parlato dell'ultimo striscione esposto a Tor di Valle per chiedere le dimissioni della sindaca di Roma, Virginia Raggi, della manifestazione dell'11 maggio a piazza della Repubblica per chiedere le dimissioni della prima cittadina e raccontare la nascita del movimento di protesta sui social.

"E' un movimento partito dal basso, senza finanziamenti, senza strutture, cerchiamo semplicemente di interpretare il sentimento della città. Abbiamo notato che c'è una difficoltà, c'è un vuoto da parte delle opposizioni di creare un momento in cui la città possa esprimere la sua difficoltà.

E' un modo per uscire fuori dai dibattiti politici, mentre la sindaca e il ministro dell'Interno litigano noi cittadini di Roma non abbiamo le metro, non abbiamo il servizio sull'immondizia, la città è bloccata dal punto di vista dell'urbanistica. Vogliamo riaffermare la dignità della città e non bisogna pensare che a Roma sia tutto ammesso e che si possa fare tutto", spiega il portavoce del movimento.

La manifestazione dell'11 maggio è stata organizzata per chiedere le dimissioni di Virginia Raggi: "Per noi è un momento della città. Possono aderire e partecipare tutti i romani, anche se hanno ruoli e incarichi nei partiti o nei sindacati. Noi diciamo di essere politici ma non in senso partitico, la nostra istanza è direttamente politica perché chiediamo le dimissioni del sindaco. Un modo per mettere sul piatto la vera questione.

O l'amministrazione comincia a fare delle cose, a risolvere problemi o è il caso che Roma si riprenda la parola tornando alle elezioni. Il nostro è un movimento che viene dal basso perché quando chiudono le stazioni metro a soffrirne siamo noi comuni cittadini. I politici le persone più abbienti possono spostarsi con il taxi o altri mezzi privati.

A farne le spese siamo e ci siamo stancati. Questo è lo spirito del movimento e su questo spirito organizziamo il sit-in, vedremo quanti romani liberi dalle categorie, dalle divisioni vogliono scendere in piazza per manifestare il proprio dissenso". Còme spiega il promotore, "mandandoci una mail e prenotandosi tutti quelli che hanno qualcosa da dire, sempre nell'alveo delle dimissioni, potranno prendere la parola. Il microfono sarà aperto a tutti.

Naturalmente abbiamo parlato con la Questura per organizzare l'evento al meglio. Da mezzogiorno alle 15 saremo in piazza della Repubblica. E per riderci su la battuta del claim dell'invito alla manifestazione è: 'Ci vediamo a piazza della Repubblica, sempre se riuscirete ad arrivarci'. A parte la battuta, abbiamo fatto la prova: se si scende a Termini in cinque minuti si raggiunge la piazza".

Ma perché questo anonimato degli organizzatori? "Nessuno è citato, nessun comitato, nessun cittadino. Perché palesando l'organizzazione si potrebbero creare divisioni, discussioni, meno partecipazione. Facciamo anche un esperimento, lanciamo una sfida alla la città: abbiamo l'orgoglio, la dignità di tornare in piazza per dire che la capitale merita di più?

Vediamo se funzionerà, se saremo premiati in questa scelta, proviamo a fare una cosa che non è mai stata fatta. Sveleremo le nostre identità l'11 maggio". E sullo striscione 'Bye bye Raggi a Tor di Valle', "la situazione del progetto dello stadio della Roma è paradossale con il presidente del Consiglio comunale in carcere, inchieste, con gli stessi Cinque Stelle che nei territori chiedono di ripensarci mentre la sindaca Raggi vuole andare avanti a spron battuto.

Su questa questione, insieme ad altre come quella ad esempio degli ex mercati generali, questa amministrazione ha fallito. Noi Tor di Valle e lo vediamo come un simbolo del fallimento di Virginia Raggi. Finché ci sarà questa Amministrazione lo stadio della Roma non si farà né ora né mai, né a Tor di Valle, né da altre parti". (Com/Mgn/ Dire) 

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