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Pomezia, Incendio Eco X, a 5 mesi i rifiuti bruciati sono ancora lì

Il 5 maggio scorso un incendio ha devastato a Pomezia il deposito di rifiuti industriali Eco X: da allora nessuna certezza

Il 5 maggio scorso un incendio ha devastato a Pomezia il deposito di rifiuti industriali Eco X: da allora non si è provveduto alla rimozione e alla bonifica dei materiali combusti, con tutti i rischi che ciò può comportare per la salute e l'ambiente. Solo pochi giorni fa è partito l’iter per l’escussione della polizza fidejussoria stipulata dalla ditta Eco X a garanzia degli obblighi sullo smaltimento dei rifiuti. La Regione Lazio, in quanto ente beneficiario della polizza, riscuoterà le somme impegnate per provvedere allo smaltimento dei rifiuti, alla messa in sicurezza, alla bonifica e al ripristino ambientale.

Secondo quanto stabilito dalla polizza fidejussoria, la Regione recupererà poco più di 700mila euro che molto probabilmente non basteranno per la totale messa in sicurezza del sito. La proprietà di Eco X infatti ha incaricato una ditta specializzata di effettuare un sopralluogo al fine di valutare le operazioni di bonifica da porre in essere. Dopo il sopralluogo, effettuato il 12 settembre scorso, il comune di Pomezia ha ricevuto una relazione tecnica che riporta cifre ben più alte. Per la mappatura e la rimozione dei rifiuti è stato stimato un costo di 5.110.000 euro. Il comune di Pomezia ha chiesto alla Regione di farsi carico della cifra che esulerà dalla polizza fidejussoria dichiarando di non avere i soldi per coprire l’ammontare richiesto.

Secondo l'Ing. Luca Andreassi, docente di Ingegneria dell’Ambiente all'Università di Roma Tor Vergata: “Premesso che prima di qualunque intervento di rimozione si sarebbe dovuta mettere in sicurezza l’area, cosa che non si è fatta. Ho qualche dubbio che la sola rimozione dei rifiuti possa costare la esorbitate cifra di 5 milioni di euro. Non vorrei che 5 milioni fosse il costo della bonifica e che la rimozione mediante confezionamento, carico, trasporto e smaltimento. Restiamo in attesa e continuiamo a contare i giorni in cui quel materiale inquinante rimane ancora lì consapevoli che sta avvelenando noi e i nostri figli da 5 mesi”.

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