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Polli da supermercato: il 52%-96% per marchio ha livelli gravi di “strisce bianche” | Questi non comprateli

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Una nuova analisi sui polli venduti nei supermercati italiani accende l’allarme: in alcuni marchi la presenza delle cosiddette “strisce bianche” nelle carni arriva a percentuali altissime, dal 52% fino al 96%. Un segnale che indica sofferenza animale e qualità potenzialmente inferiore del prodotto.

Le “strisce bianche” sono un’alterazione ben visibile sulla superficie del petto di pollo: linee più chiare, talvolta spesse, che suggeriscono una crescita troppo rapida degli animali e un conseguente indebolimento muscolare. Non si tratta di un problema di sicurezza alimentare in sé, ma di un indicatore importante delle condizioni di allevamento.

Le percentuali rilevate mostrano un fenomeno diffuso e trasversale, che riguarda prodotti freschi venduti nelle principali catene di supermercati. Il consumatore vede il petto di pollo nel banco frigo, ma spesso non immagina cosa indichi quell’aspetto anomalo: un animale allevato a ritmi intensivi per crescere troppo velocemente.

Le striature bianche sono considerate una forma di miopatia muscolare. Si manifestano quando l’animale cresce più velocemente di quanto i muscoli possano sostenere, causando infiammazione e alterazioni delle fibre. Questo non solo compromette il benessere del pollo, ma riduce anche la qualità della carne, rendendola più fibrosa e meno nutriente.

Il dato più preoccupante è l’ampiezza del fenomeno: in alcuni marchi la grande maggioranza dei petti di pollo analizzati mostrava segni da moderati a gravi. Una carne classificata come “grave” presenta solchi profondi e irregolari, prova evidente di una sofferenza intensa durante la crescita.

Perché si verificano queste alterazioni e quali sono le responsabilità

Le principali cause sono i metodi di allevamento intensivo, dove l’obiettivo è raggiungere il peso commerciale nel minor tempo possibile. Questo comporta crescita accelerata, muscoli troppo sollecitati e strutture fisiche che non riescono a svilupparsi in modo naturale.

Le catene distributive possono richiedere quantità elevate a costi ridotti, spingendo gli allevamenti a sistemi sempre più rapidi. È un circolo vizioso che scarica sugli animali il peso della velocità produttiva. La conseguenza è una carne che può apparire meno uniforme e meno pregiata rispetto ai tagli provenienti da allevamenti con ritmi più lenti e controllati.

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Come riconoscere queste carni prima di comprarle

Identificare le strisce bianche è semplice: basta osservare la superficie del petto di pollo. Le linee bianche longitudinali, più chiare e spesso in rilievo, sono il primo segno. Nei casi più gravi appaiono vere e proprie bande grosse, irregolari e molto evidenti.

Se il colore non è uniforme e la carne sembra rigida o segnata, è probabile che si tratti di un prodotto affetto da questa alterazione. In genere, i tagli più economici e provenienti da allevamenti intensivi mostrano il fenomeno con maggiore frequenza.

Il consiglio è scegliere filiere che dichiarano metodi di allevamento più lenti e controllati, preferibilmente certificati e trasparenti. Non sempre il prezzo più basso corrisponde alla qualità migliore, soprattutto in prodotti sensibili come la carne di pollo.

L’attenzione davanti al banco frigo è fondamentale: osservare il colore, la struttura e la presenza di striature permette di fare scelte più consapevoli e di incentivare pratiche di allevamento più rispettose del benessere animale. Il mercato risponde alla domanda, e la domanda può cambiare solo se i consumatori imparano a riconoscere questi segnali e a pretendere prodotti migliori.