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Phil Collins e l’addio ai concerti: 53 anni di un musicista tuttofare

Phil Collins non suonerà più in concerto: non è la prima pausa, ma forse è la definitiva. Il batterista dei Genesis lascia dopo 53 anni

Phil Collins in concerto

Phil Collins

Ora dovrò trovare un vero lavoro” è la frase con cui sabato sera Phil Collins ha salutato il pubblico dopo l’ultimo concerto della reunion dei Genesis. Un tour che, a differenza delle ultime apparizioni del “trio”, datate 2007, ha visto il frontman (una volta batterista) Collins seduto per tutta la durata del concerto. La causa? Una malattia che da anni gli impedisce diversi movimenti, tra cui anche il fatto stesso di suonare la batteria, mezzo con cui entrò a gamba tesa nel panorama musicale con i Genesis negli anni 70′.

La malattia e il ritorno sulla scena

Nel 2011 Phil Collins annunciò il suo ritiro dalle scene a causa di problemi di salute e per dedicarsi maggiormente alla famiglia. Ciò con cui iniziava ad avere a che fare erano quegli impedimenti che tutt’oggi lo costringono a esibirsi in queste condizioni. Un’assenza dalle scene che, tuttavia, già un paio di anni dopo venne colmata dalle voci, poi confermate da lui stesso, riguardo un nuovo progetto musicale. Nel 2016 il suo ritorno con un tour e la ripubblicazione della sua discografia solista con l’aggiunta di alcuni brani inediti. Phil Collins era tornato, anche se il suo stato era allarmante. Il bastone che lo accompagnava sul palco ben presto lasciò spazio alla sedia su cui Collins ha cantato i suoi ultimi concerti. Prima della reunion dei Genesis, il cantante di In The Air Tonight aveva infatti tenuto già un tour da solista che lo ha messo in mostra in queste condizioni precarie.

L’ultimo concerto

“Signore e Signori, grazie di essere venuti qui stasera. Noi siamo i Genesis e siamo qui per intrattenervi. Questa è l’ultima data del nostro tour e, a dire il vero, dopo 53 anni è anche l’ultimo concerto dei Genesis. Punto e basta… Ok, suoniamo qualcosa prima che mi vengano gli occhi lucidi, ha detto prima dell’inizio del concerto di sabato scorso all’O2 Arena di Londra. Un vero e proprio annuncio di fine carriera, un passo indietro che questa volta sembra essere definitivo. Per un cantante che nella sua attività difficilmente è stato fermo, tanto da riuscire a partecipare allo stesso evento nello stesso giorno in due parti opposte nel mondo come in occasione del Live Aid nel 1985, dove si esibì sia a Londra che a Philadelphia trovando una coincidenza che gli permettesse ciò, essere costretti alla sedia per esibirsi non deve essere facile. Un addio che lascerà un vuoto nella musica, quella stessa musica di cui Phil Collins ha scritto pagine di storia.

Un musicista tuttofare

Phil Collins entrò nel panorama musicale da dietro, silenziosamente, prendendo parte al progetto Genesis nel 1970 come batterista, cimentandosi anche nella composizione e talvolta nell’interpretazione di alcuni brani. Peter Gabriel & Co non sapevano, però, di avere a che fare con un potenziale crack. L’addio del frontman nel 1976 spinse i rimanenti membri della band inglese a puntare su di lui come cantante: mossa azzeccata. I Genesis cambieranno infatti linea compositiva e talvolta anche genere, adeguandosi però a un contesto che negli anni li portò sempre più in auge. Phil Collins ebbe così modo di sperimentare altre realtà che lo spingeranno, agli albori degli anni 80′, a pubblicare diversi singoli e album da solista, continuando l’attività con i Genesis e producendo molti altri dischi per altri artisti: Frida degli Abba e Philip Baily degli Earth, Wind & Fire sono due esempi. Una carriera incoronata dalla vittoria degli Oscar nel 2000 (già sfiorata nel 1983 con Against all Odds, una delle canzoni più celebri) con You’ll be in My Heart, colonna sonora del film Tarzan della Disney, con cui collaborò in più di un’occasione.