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Palladium, i tagli penalizzano la cultura

Il rilancio marginalizza la Fondazione Romaeuropa, che ha gestito l’organizzazione del teatro

Dal 2003 ad oggi il teatro Palladium di Roma, sotto la brillante amministrazione dell’associazione Romaeuropa, è divenuto uno dei punti di riferimento per la cultura romana, spiccando sulla scena nazionale – ma anche su quella internazionale – come un progetto moderno, efficiente e di grande qualità.

Il punto fondamentale è che tale crescita è avvenuta nonostante i tempi. In controtendenza con chi, ad oggi, considera la cultura ed il teatro come qualcosa di non indispensabile, il Palladium è riuscito là dove tanti altri hanno fallito: ha reso l’opera teatrale un bene primario; e come tale, essa è divenuta una priorità per le 34.283 persone che solo l’anno scorso hanno partecipato alla stagione del 2013. Una cifra notevole, che diventa ancora più importante se si contestualizza il Palladium stesso nel quartiere popolare della Garbatella.

L’opera teatrale, quindi, nonostante la situazione finanziariamente critica di moltissime famiglie italiane e romane, non è divenuta un “bene di lusso” (non tanto per il prezzo stesso, ma quanto per il rapporto tra reddito medio, necessità primarie delle famiglie e valutazione delle priorità in un periodo di crisi), ma una realtà che vuole, può e deve essere alla portata di tutti. Cosa che, in vero, rischia di non essere più così a causa delle ultime vicende legate al teatro stesso.

La nuova amministrazione capitolina, ritrovatasi con un bilancio comunale in condizioni pietose, nonché con un debito pregresso di notevoli dimensioni, ha dovuto operare una spending review. E quando si parla tagli, revisioni e rimpasti di bilancio a rimetterci è sempre la cultura.
Difatti neanche stavolta ci hanno smentiti: il Palladium si ritroverà con un budget notevolmente ridotto, che scalerà da 930mila a 750mila l’anno. Un taglio importante, se si pensa all’impatto che esso avrà sulla manutenzione, sulla gestione e, soprattutto, sullo spettatore.

Già, il danno più grande, forse, potrebbe essere proprio quello che andrà a colpire il cliente, che fino ad oggi poteva arrivare a pagare un biglietto in galleria 20 euro, ma che da domani potrebbe ritrovarsi, in una situazione ipotetica, con un prezzo notevolmente aumentato. Non ce ne stupiremmo: c’è un “- 200mila” sul bilancio del Palladium; e se il teatro non riceverà gli aiuti sperati (di voci ne girano tante, ma di fatti concreti, per adesso, se ne sono visto ben pochi) e, come speriamo, vorrà rimanere comunque aperto, dovrà trovare il modo di compensare le perdite.

Il problema si porrà allora proprio lì: se si aumentasse il prezzo del biglietto si ridurrebbe notevolmente la platea, nonché la fascia di popolazione cittadina in condizioni di potervi accedere, impoverendo il progetto teatrale stesso. Potrebbe quindi svanire la grande idea di un teatro popolare che mette la cultura a disposizione di tutti. Un fattore, quest’ultimo, che insieme alla buona amministrazione di Romaeuropea aveva reso – e stava ancora rendendo – il più famoso teatro della Garbatella come un unicum nel panorama artistico – culturale italiano.

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