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Omicidio Saman, l’esperto di Islam: “Destra e Sinistra strumentalizzano mentre manca l’integrazione”

Sulla tragica vicenda della giovane, abbiamo raccolto le parole di Omar Camiletti, guida della Grande Moschea di Roma ed esperto di Islam

La scomparsa e probabilmente l’assassinio di Saman Abbas, diciottenne di origini pakistane, ha riaperto il dibattito intorno alla concezione della donna nella religione islamica.

L’omicidio di Saman e la Fatwa dell’Unione Comunità Islamiche d’Italia

La ragazza a novembre del 2020 era stata allontanata dalla famiglia dopo aver chiesto aiuto gli assistenti sociali. Mentre continuano le ricerche del corpo della ragazza scomparsa da oltre un mese a Novellara, nella Bassa Reggiana, si attende di ascoltare il fratello 16enne. Il ragazzo, secondo le ultime ricostruzioni, ha già confermato che la sorella è stata uccisa “per non aver accettato il matrimonio forzato con un cugino in Pakistan”.

L’associazione islamica degli imam e l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia hanno emesso una fatwa, ossia una condanna religiosa che serve a condannare orribili violenze come quella accaduta alla giovane. Nella fatwa si precisa che “la donna è uguale all’uomo nella scelta del partner e che il suo consenso è essenziale”.
Dunque “una fatwa contro i matrimoni combinati forzati e l’altrettanto tribale usanza dell’infibulazione femminile”

L’intervista ad Omar Camiletti


Abbiamo raccolto le parole di Omar Camiletti, guida della Grande Moschea di Roma ed esperto di Islam.

“Questa fatwa che è stata emessa è una risposta a coloro che accusano tutto l’Islam di complicità o indifferenza verso simili barbarie. Purtroppo episodi così tragici sono solo la punta dell’iceberg della mancanza di una vera integrazione tra etnie e religioni nel nostro paese. Uno dei problemi di questa complessa situazione è la mancanza di luoghi pubblici in cui questi ragazzi e ragazze possano relazionarsi in amicizia. Mancano caffè halal, un locale halal, luoghi di aggregazione e socializzazione giovanile. Non è dunque un problema solo familiare, certo lo diventa, ma questo accade perché non c’è possibilità di incontro tra musulmani. Si tratta dunque di un problema di convivenza sociale.

C’è poi una distinzione che occorre fare: i musulmani africani, ad esempio, sono un gruppo etnico e culturale diverso da quello asiatico e questa concezione più rigida verso il femminile riguarda soprattutto le tradizioni asiatiche. Non è un problema dell’Islam ma dei musulmani asiatici. Infatti anche tra musulmani ci sono diverse etnie che non si relazionano facilmente.

Purtroppo la fatwa sarà inutile se non lavoriamo sull’integrazione

La fatwa ha la funzione istituzionale di prendere le distanze da quanto accaduto ma purtroppo non servirà ad evitare queste tragedie. Basti pensare che in Pakistan esiste una fatwa che vieta queste costrizioni verso le donne da più dieci anni. Ma la legge è diversa dalla vita reale. La mancanza di dialogo tra le comunità di musulmani in Italia è un altro elemento che si aggiunge alla questione. Dunque il lavoro culturale che va fatto è di conoscenza reciproca tra musulmani e anche tra italiani, (laici e cristiani) e musulmani.

L’immigrazione in Italia, diversamente dalla Germania o la Gran Bretagna ad esempio, dove fenomeno dagli anni ’50, è un fenomeno relativamente recente, siamo alla seconda generazione di immigrati. In Francia posso trovare chirurghi o psicanalisti e avvocati, qui è un fatto rarissimo. Questo è un altro fattore che non aiuta. Solo se ci facciamo conoscere l’un l’altro possiamo evitare queste tragedie.

Altro problema sono le strumentalizzazioni politiche, sia a sinistra che a destra. La sinistra non ha detto una parola, mentre la destra usa questi episodi per scagliarsi contro la religione e i costumi di tutto l’Islam. In Italia ci sono due milioni e mezzo di musulmani e ancora non si è compreso quale è il loro posto nel tessuto sociale. E’ su questo che dobbiamo iniziare un processo culturale di reciproca e autentica conoscenza”.

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