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“Missione Crescita”, tavola rotonda di Corriere Economia

Nel 2014 il mondo cresce ma, se non si cambia, l’ Italia resta al palo

Si è svolta ieri sera a Roma la quarta delle cinque tavole rotonde itineranti, organizzate per il secondo anno consecutivo  da Corriere Economia e JP Morgan Asset Management in varie città d’Italia, dal titolo “Missione Crescita, le visioni per il 2014”, nella suggestiva cornice architettonica di Palazzo Taverna a Roma.

Quale luogo migliore per riflettere sulle grandissime potenzialità del nostro Paese e sulle strade da intraprendere per metterle a frutto, se non una delle splendide location del film fresco di Premio Oscar, La Grande Bellezza. Proprio questo è stato, infatti, il leit-motiv della serata, moderata da Massimo Fracaro e Stefano Righi di Corriere Economia: la straordinaria “bellezza” e le potenzialità del know-how italiano, e al tempo stesso le straordinarie difficoltà del nostro Paese nel rilanciare le imprese, il lavoro, il mercato interno.

Pensando alla bellezza italiana la prima cosa che viene in mente è il turismo, che rimane uno dei nostri principali asset strategici. 
L’ Italia, infatti, piace ancora molto, rimane la meta più ambita sia per i vecchi che per i nuovi (ricchi) viaggiatori provenienti dai Paesi emergenti, e piace anche ai capitali stranieri, che sarebbero disposti a investire, e tanto, nel nostro Paese, ma che sono ancora troppo esitanti: colpa del fisco. Lo afferma il Senatore di Forza Italia e Presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, secondo il quale il Governo deve impegnarsi con provvedimenti concreti che riguardino l’ economia reale, il mercato del lavoro e il cuneo fiscale. La legge Fornero per esempio, continua Bocca, è stata un disastro: le imprese non assumono più nel mercato del lavoro attuale. C’ è bisogno di più flessibilità in uscita. Riforma del fisco e del costo del lavoro quindi, per Bocca, sono alcuni dei punti fondamentali per uscire dall’ impasse della crisi. 

E si parla di cuneo fiscale proprio alla vigilia del Consiglio dei Ministri che, oggi, dovrebbe approvare un taglio di 10 miliardi di euro: sulle coperture c’ è ottimismo da parte del Presidente del Consiglio, e quindi il dibattito è tutto sui destinatari, IRAP o IRPEF, i lavoratori e le famiglie o le aziende?

Comunque a parte i problemi, che si sa, ci sono anche nelle migliori famiglie, la visione sulla crescita sembra piuttosto ottimistica, perlomeno riguardo quella globale. E’ quello che emerge dall’analisi di Paola Toschi, Market Strategist di JP Morgan Asset Management, che vede nel 2014 un anno roseo quasi per tutti. La crescita quest’anno sarà concreta e sincronizzata a livello globale: crescono i paesi sviluppati, crescono i paesi emergenti, e l’ Europa si riprende dalla crisi. La media delle rilevazioni evidenzia che il 90% dei Paesi sono in espansione. C’è un clima di fiducia positivo per i mercati. Persino il gap europeo tra i Paesi core e quelli periferici sembra destinato ad assottigliarsi in questo 2014. Cresce l’America, con meno disoccupazione e un trend positivo rispetto ai consumi, e cresce il Giappone con la politica monetaria espansiva del Premier Abe, già ribattezzata “Abeconomy”, che ha avuto meccanismi positivi di trasmissione forte all’ economia reale. Continuano a crescere anche i Paesi emergenti, anche se con un ridimensionamento rispetto al boom del recente passato. La politica monetaria della BCE e delle Banche Centrali ha contribuito, tenendo bassi i tassi di interesse e tenendo alto il morale con i messaggi di incoraggiamento, a creare questo scenario virtuoso, anche se per il 2014 ci si aspetta un rialzo dei tassi.

Per quanto riguarda i mercati la ripresa favorisce ancora le azioni, ma agli investitori la JP Morgan consiglia di tenere un portafoglio più bilanciato riducendo il gap tra azioni e obbligazioni.

Per il Professor Giuliano Noci, Prorettore del Politecnico di Milano l’ Italia può inserirsi in questo trend positivo solo a condizione che avvenga un cambiamento a livello europeo: nella governance e negli obbiettivi dell’ Unione. Non si può rimanere con lo stesso sistema di governance ora che abbiamo un’Europa a ventotto, e tutti e ventotto con interessi in contrasto. Basta poi con la soglia del 3% deficit/PIL e con i parametri di Maastricht. Bisogna ripartire dal turismo e dalle arti e mestieri: le ricchezze del nostro paese. Per fare questo però le imprese devono internazionalizzarsi, proiettarsi su larga scala, ed essere incisive sui mercati finali. 

Più critico Stefano Zapponini, vice Presidente Nazionale Piccola Industria-Confindustria, critico sui 10 miliardi di Renzi e anche sugli investimenti esteri: l’esterofilia ci è costata la vendita di 830 marchi italiani al 30% in meno del loro valore, più che altro una svendita. La ricetta quindi è stare un po’ di più a casa propria valorizzando quello che si ha, innovare il rapporto con tutti gli stakeholders, c’è bisogno di più giovani e di più creativi. E poi la P.A. deve pagare i debiti con le imprese: in Spagna l’ hanno fatto guadagnando un aumento del 1,2% del PIL.

Così alle prospettive rosee si contrappone d’un tratto il muro dell’economia reale: 2.100.000 imprese chiuse dal 2009, con una vita media dai 5 ai 7 anni. E con una criticità nella certezza della prospettiva senza precedenti nella storia del nostro Paese. 

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