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Lettera inedita di Ratzinger a Mons. Bux conferma la sede impedita

La pia illusione degli “una cum” di sopire-troncare la Magna Quaestio riguardo alla sede impedita di Papa Benedetto XVI

Mons. Bux e Papa Benedetto XVI

Mons. Bux e Papa Benedetto XVI

Il teologo Mons. Nicola Bux ha finalmente pubblicato – con “appena” 11 anni di ritardo – una lettera da lui ricevuta da Benedetto XVI nel 2014 in risposta ad alcune sue domande di chiarimento in merito alle sue dimissioni e al “papato emerito”.

Nonostante il Bux abbia cercato, complice il mainstream, di spacciare tale lettera come l’avallo di una valida abdicazione da parte di papa Ratzinger, la lettera conferma in modo clamoroso la sua sede impedita. Incommentabili anche le illazioni del monsignore su un canale Youtube circa le presunte speculazioni economiche di chi scrive: peccato di maldicenza e mormorazione.

I punti fondamentali della risposta di Benedetto XVI sono tre, come ha anche enucleato la Nuova Bussola quotidiana :

«Dire che nella mia rinuncia avrei lasciato “solo il ministerium e non anche il munus” è contro il diritto canonico”.

I giornalisti che parlano di scisma strisciante non meritano alcuna considerazione”.

Il parallelismo tra vescovo diocesano e vescovo di Roma in merito alla rinuncia è fondato. C’è fra loro una differenza pastorale, e non teologica”.

La chiave per comprendere la lettera di Ratzinger è esattamente in quanto affermiamo da anni, cioè che il papa non avrebbe mai potuto canonicamente rinunciare all’esercizio del potere (ministerium) trattenendo l’ufficio (munus). Questo però avviene di fatto per sede impedita annunciata da benedetto XVI in una decisio che ha reso lo scisma di Bergoglio e dei suoi ufficiale e nient’affatto strisciante.

Il tutto è spiegato con dovizia di dettagli nel pdf liberamente scaricabile qui, e che riprende in gran parte i contenuti dell’istanza depositata presso il Tribunale penale del Vaticano.

Un esempio banale per chiarire: il munus è la patente di guida, il ministerium è la facoltà di guidare la macchina. Se una persona è in prigione, ha la patente, ma non può guidare la macchina.

In sostanza, Benedetto XVI ha annunciato che a una certa data e a una certa ora gli avrebbero rubato la macchina, cioè lo avrebbero detronizzato con la convocazione di un conclave abusivo.


In pochi punti sviluppiamo come e perché la lettera di papa Ratzinger descrive esattamente lo scenario canonico della sede impedita.

  1. La lettera è certamente autentica. Benedetto XVI, nel 2014, risponde ai tradizionalisti e al canonista prof. don Stefano Violi i quali sostenevano che Benedetto avesse rinunciato volontariamente al solo ministerium trattenendo il munus. Benedetto, quindi, non rispondeva a Cionci, la cui inchiesta sarebbe partita solo nel 2020. Inoltre, anche se la lettera dimostrasse la piena intenzione di Benedetto di abdicare, la Declaratio sarebbe invalida lo stesso come abdicazione perché canonicamente inesistente/nulla in quanto non a norma del can. 332.2 che richiede la rinuncia al munus, che non è affatto sinonimo di ministerium.
  1. Infatti, Benedetto XVI esplicita subito la differenza fra munus e ministerium che sono due cose diverse, tanto che li colloca in un impasse canonico. Inoltre, quando parla di parallelismo con la rinuncia tra vescovo diocesano e vescovo di Roma (papato emerito, come sollecitato da Bux) dimostra esattamente che non esiste alcuna sinonimia fra munus e ministerium perché caratteristica del vescovo emerito è che questi perde il ministerium e trattiene il munus perché va in pensione. Ciò è reso possibile dal fatto che il munus del vescovo è un sacramento, come tale indelebile.
  1. “Dire che si può lasciare il ministerium e non il munus è contro il diritto canonico”. Ma nella Declaratio c’è scritto che Benedetto dichiara di rinunciare al ministerium e non al munus, aspetti della figura papale che lo stesso Benedetto ha considerato differenti. Quindi, la Declaratio, per come è stata tradotta e interpretata dai tradizionalisti e da Violi, sarebbe contro il diritto canonico e quindi come abdicazione sarebbe nulla.
  1. Benedetto quindi conferma quanto Cionci afferma da anni, cioè che il papa non potrebbe mai rinunciare canonicamente al solo ministerium trattenendo il munus, perché il munus viene dato da Dio al papa proprio affinché diventi un servizio, come si legge nell’introduzione della costituzione Pastor Bonus. La rinuncia (coatta) da parte del papa al ministerium pratico (opere e parole) avviene di fatto solo per sede impedita, situazione in cui il papa mantiene il ministerium spirituale (soffrire e pregare). Esattamente come c’è scritto nella Declaratio.
  1. Benedetto XVI nella Declaratio non ha rinunciato al ministerium, ha solo DICHIARATO di rinunciare al ministerium in modo da lasciare VUOTA la sede di Roma. Subito dopo ha dichiarato che avrebbe avuto luogo un conclave per l’elezione di un altro pontefice da parte del manipolo di cardinali autori del misfatto. Dopo l’usurpazione del papato, cioè dopo il 1° marzo 2013, la rinuncia di Benedetto XVI diventa fattuale e quindi valida, ma in quanto imposta da una violenza. Quindi nessuno può mettere in dubbio che, in sede impedita, Benedetto abbia perso la facoltà di governare la Chiesa.
  1. Lo stesso Benedetto ci conferma che la Declaratio non esiste come abdicazione, se lo fosse sarebbe nulla e invalida. Noi abbiamo scoperto che è una decisio, (decisionem”) un decreto penale con cui Benedetto annunciava la sede impedita e l’usurpazione del papato. Infatti è stata falsificata con la parola commissum-commisso. Ecco perché i giornalisti che parlano di “scisma strisciante non meritano alcuna considerazione”. Lo scisma non è affatto strisciante, è stato decretato ufficialmente con la decisio.
  1. Il parallelismo tra vescovo diocesano emerito e papa è fondato: sia perché tanto il vescovo diocesano quanto il papa possono essere impediti o possono collocarsi in sede impedita, sia perché come abbiamo già evidenziato Benedetto si definisce emerito perché tanto quanto il vescovo emerito: anche Benedetto ha perso il ministerium e trattenuto il munus. Solo che questo per il papa può verificarsi solo per sede impedita in quanto il munus del papa non è un sacramento, ma un ufficio. Quindi il parallelismo c’è, ma è di natura pastorale, non teologica. Infatti, “Pastorale” significa “l’insieme delle attività e delle pratiche volte a guidare, istruire e sostenere la comunità cristiana verso la fede e la salvezza”.

Ecco perché il papato emerito non esiste nel diritto canonico, perché è relativo solo all’azione di guida verso la salvezza. Fa parte dell’azione di governo porsi in sede impedita per governare la Chiesa e salvarla dall’usurpazione.

Per questo motivo Benedetto XVI dà ragione al filosofo Agamben quando lo stesso disse che con la sua rinuncia Benedetto voleva risvegliare la coscienza escatologica. Lo stesso Benedetto ha affermato che con le sue dimissioni (sede impedita) intendeva purificare non solo la Curia, ma tutta la Chiesa.

Per chi volesse approfondire l’intera questione canonica, insieme ai pronunciamenti di Benedetto XVI in restrizione mentale larga, si può scaricare liberamente il pdf :

Appare decisamente sospetto come Mons. Bux abbia aspettato il conclave per pubblicare questa lettera. Come mai non l’ha diffusa subito dopo la morte di Benedetto XVI?

Se all’elezione di Leone si fosse resa pubblica immediatamente la questione della sede impedita, Bux avrebbe fatto una pessima figura con quella lettera. Ora, tuttavia, appare evidente l’intento di una certa parte della Chiesa di “sopire troncare”, per dirla col Manzoni, di evitare di divulgare lo scandalo della sede impedita di Benedetto XVI e dell’usurpazione massonica bergogliana.

Serviranno a poco questi tentativi: ormai la verità è venuta fuori e l’operazione di Bux si è rivelata un ulteriore boomerang.