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Le baruffe sulle buste biodegradabili raccontano l’Italia e gli italiani

In Inghilterra ho imparato a capire meglio noi Italiani. Sì proprio così, anche dalla storia delle buste bio

In Inghilterra ho imparato a capire meglio noi Italiani. Sì proprio così. Grazie al satellite che ho installato il secondo giorno che mi sono trasferito a vivere qui e che mi consente di vedere i programmi RAI, Mediaset, La7 e via dicendo. Per la cronaca. Mia moglie, che è inglese, una sera mi fa: “La tv Italiana è intrattenimento puro, anche senza capirci nulla, (eppure lei dopo 25 anni con me l’Italiano lo parla). Tutti che gridano – i talk show sono un circo. Finiscono e dici? Ma di che hanno discusso?”  E il suo era un complimento. Sono i soliti cliché.

Che il cibo Italiano è il migliore per esempio, e che per questo in Inghilterra i Ristoranti si spacciano come Trattorie tipiche Italiane grazie a cittadini Albanesi che le gestiscono con ingredienti cinesi. L’ultima che ha aperto da queste parti l’hanno chiamata “Piccola Italia.” Il calabrese alla porta credo sia in realtà Bulgaro. Io le evito come la peste. Allora meglio morire avvelenato da un fish&chips cinese.

In televisione, come alla Radio di cui sono un fan, noi Italiani facciamo questioni di principio di lana caprina, di robe che qui finirebbero sì e no in ultima pagina, con annessi dibattiti infuocati e teorie intellettuali, ma poi non vediamo la trave bestiale nell’occhio. Che ci sta portando alla cataratta mentale. Non parlo dei clamorosi classici aumenti delle accise, delle tariffe autostradali e delle bollette del Gas e della Luce. Passate quasi sottogamba.

La storia dei sacchetti di plastica lo comprova. Emblematica. Gli schieramenti pro e contro paiono le armate romane corazzate contro gli invasori barbari del nord. A difesa del cosiddetto principio che se passa questo, siamo alla frutta. Ragazzi, alla frutta ci siamo da decenni. 100% o 40% biodegradabili, le bustine sottili sottili, con i sottintesi poco sottintesi del favore di Renzi alla produttrice delle medesime, il costo di uno o tre centesimi, l’obbligatorietà nell’acquisto o meno, per arrivare a dire che l’Europa ce lo chiede e così via – alla grande.

Peccato che nel medesimo momento, siano avvenuti in Italia due fatti davvero gravi in materia ambientale (se la storia dei sacchetti è poi materia ambientale e non piuttosto chiacchiericcio sterile da bar del tipo “il rigore c’era o non c’era?”). Ma nessuno dei due eventi tragici per la salute e il futuro degli Italiani, hanno ricevuto l’attenzione che meritano. Perché forse ai problemi veri gli Italiani ci si sono ormai abituati – o non sapendo come o piuttosto non volendo risolverli.

Se no poi uno in televisione di che parla? Di questi due eventi se n’è fatto solo un piccolo spunto di cronaca. Tanto si tira a campare. Il primo: rinvenute dalla Guardia di Finanza a Pompei 11500 balle di rifiuti speciali, 6000 tonnellate di immondizia stipate dentro un territorio (guarda un po’) destinato a terreno agricolo. Bella la mia Napoli. Il secondo: il terribile rogo (che parrebbe doloso) nella fabbrica abbandonata nei pressi di Pavia. Pure qui, ma questa volta nel Nord Italia (per la par condicio), tonnellate di rifiuti scaricati (ovviamente) senza alcuna autorizzazione e poi dati probabilmente alle fiamme. La colonna di fumo che avvolgeva il pavese pareva una bomba atomica.

Come se nulla fosse, ricordando che Roma – la Capitale  – sta ancora una volta affogando nell’immondizia, complice pure il periodo Natalizio. Ma negli ultimi mesi l’avete vista mai pulita? E che l’Emilia Romagna si è fatta carico (sotto compenso naturalmente) di smaltire le tonnellate di rifiuti che i romani non sanno più come e dove nascondere non dico trattare. I Cinque Stelle che criticavano i termovalorizzatori di Pizzarotti, si sono dovuti ricredere e smentirsi. Roba all’Italiana, la storia è la stessa: la serietà manca. Il livello dell’informazione è questo, un banchetto senza portate, aria fritta. Cultura dell’ignoranza. Il discorso sarebbe lungo. Ah se si potesse campare di polemiche, quanto sarebbe ricco, felice e spensierato il nostro Paese. 

Ricordate la nave cubana attraccata in Puglia, dirottata dai ventimila profughi albanesi a bordo che avevano visto troppe puntate di Luna Park di Pippo Baudo? Beh quelli sognavano supermercati pazzeschi, con luci al neon e ballerine alle casse. Di certo – chi vede la nostra televisione oggi non ha più voglia di trasferirsi da noi. Prenderebbe delle buste biodegradabili obbligatorie al supermercato, ma non avrebbe i danè per metterci dentro nulla.

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