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Lazio Amarcord, 40 anni fa una squadra che voleva solo vincere

Non erano i più forti ma formavano semplicemente la squadra migliore, a guidare la Lazio c’era Tommaso Maestrelli

Settantacinquemila spettatori pronti alla pacifica invasione del campo per festeggiare la vittoria di un avvincente campionato, a suggello di un biennio favoloso e di un Calcio spettacolare ed innovativo.
Non erano i più forti giocatori della serie A ma formavano semplicemente la migliore squadra; nell'epoca in cui si osannavano i maghi delle panchine, a guidare la Lazio c'era Tommaso Maestrelli, umile ma competente condottiero di un manipolo di uomini di alto rango calcistico ma ben camuffati. Sornioni, furbi, intelligenti, organizzati: La LAZIO, appunto.

E i LAZIALI. Increduli, dopo aver assorbito il duro colpo per lo scippo subito nella precedente stagione. Nessuno poteva pensare che si ripetesse una così travolgente cavalcata. Ma successe. Per merito. Gli stessi giocatori inseriti ognuno in un club diverso non avrebbero mai brillato come fecero invece tutti insieme, superando barriere di diffidenza e dimostrando che si poteva vincere anche a Roma,sfatando un antico tabù.
 

La Lazio del " maestro " era l'opera compiuta di un simpatico Presidente, Lenzini, che sapeva dialogare con i tifosi e tenere a bada un gruppo di giocatori di difficile gestione. Fu un capolavoro di management ( come si direbbe ora ). Irripetibile perché quello vinto nell'epoca Cragnotti non fu come questo. Il Calcio era già cambiato….

Chi c'era conserva ancora in memoria le tracce indelebili lasciate sul campo dalle scorribande di uno scatenato Garlaschelli, dalle inesauribili corse di un instancabile Re Cecconi, dalle precise chiusure difensive di un magico Wilson, dalle strepitose parate del signor Pulici, e dai tanti, troppi, goffi tentativi di arcigni marcatori nel tentativo estremo ma inutile di arginare il "gobbo", "long john", Giorgione Chinaglia.

Io c'ero. È proprio il caso di dirlo. Fu fantastico. Un'emozione che durerà per tutta la vita e che verrà tramandata da padre in figlio, secondo un' antica tradizione fondata sul senso di appartenenza,  sull'essere fieri dei propri colori, della propria squadra, del proprio Presidente, nel pieno rispetto delle regole e dei ruoli.

Ecco, dopo 40 anni, sarebbe fantastico recuperare i valori perduti tra le macerie di un Calcio bombardato e devastato dal mondo "moderno". La Lazio. I Laziali. L'odore del l'erba. Il fango. Il Cuoio. La gloria e …il gioco del Calcio. Nulla di più.

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