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Lavoro, UGL contro Jobs Act: parlano le voci della piazza

Jobs act, art. 18, austerity, diktat di FMI e BCE: questi i motivi per cui l’UGL ha manifestato ieri a Roma

Erano circa tremila, tra studenti, lavoratori e rappresentanti del sindacato. Il popolo azzurro, quello dell'Unione Generale dei Lavoratori, partito da piazza della Bocca della Verità alle 10:30 di ieri, ha sfilato per dire “no al Jobs Act e stop all'austerità e ai diktat imposti da Fmi e Bce” perché, come aveva annunciato il segretario confederale Stefano Conti, “è arrivato il momento di alzare la voce” e così è stato. 

La società civile ha risposto all'appello del suo sindacato con numeri, seppur diversi da quelli della Camusso, che non hanno reso imbarazzante il confronto. Così la piazza di Roma torna ad essere non più soltanto quell'entità virtuale alla quale ci siamo abituati in questi anni, ma una realtà viva, ancora capace di accogliere l'opinione pubblica e creare partecipazione, fermento.

Noi di Romait c'eravamo e abbiamo sondato gli umori della gente, a partire dalla testa del lungo corteo, con il segratario confederale Conti in testa, fino ad arrivare alla sua coda, da dove la base inneggia ad una “rivoluzione” nel lavoro, nel sociale e nella partecipazione. Per farlo abbiamo scelto una formula rapida ed efficace, capace di parlare a tutti. “In questo momento cosa twitterebbe a Renzi, Poletti e Madia?”, abbiamo domandato ad alcuni dei manifestanti. Guardate con chi abbiamo parlato e sentite cosa ci hanno risposto.

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