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“Lavoratori Fragili”: 14 mln di cittadini costretti a scegliere tra Salute e Lavoro

Si tratta di lavoratori in un limbo: non possono più lavorare da remoto, ma se rientrassero in presenza rischierebbero anche la vita

Lavoratori fragili

Presenti sul territorio e in parte riuniti su Facebook in due gruppi che si chiamano ‘’ Lavoratori Fragili’’ e ‘’ Lavoratori fragili uniti per sopravvivere’’, in più di 10000, cercano di difendersi senza che nessuno si soffermi sulla loro grande preoccupazione. Sono tante le persone che rischiano di perdere il sostentamento poiché nel Dl d’agosto non è più contenuto l’articolo 26 che concedeva a chi ha una disabilità grave di lavorare da remoto.

Chi sono i “Lavoratori Fragili”

Tutti vaccinati, a volte hanno riportato effetti avversi, in altri casi stanno bene, ma spesso, malgrado il siero, non hanno generato quegli anticorpi neutralizzanti che soltanto la malattia contratta anche da asintomatici assicura. Discriminati. Non tutelati. Disperati. A volte a casa con un certificato a termine del medico di base, in ferie o in malattia, si sentono comunque dire che non possono rientrare in presenza, se il vaccino non li ha immunizzati, ma che non possono più stare a casa. Se poi hanno malattie autoimmuni come nel caso di S. la situazione si complica.

‘’Sono terrorizzata- ci racconta- perché soffro anche d’asma e non so cosa accadrebbe, se m’infettassi con il virus. Temo che questa vicenda possa concludersi con un licenziamento. Rimarrei in mezzo a una strada come tanti miei colleghi.’’ Non hanno altri redditi e spesso sono genitori di bambini che crescono da soli. Lo stipendio, decurtato ma garantito in smart working, potrebbe allora venire meno?

14 milioni di persone nel nostro paese convivono con una patologia cronica

In Italia sono 14 milioni secondo i dati INPS le persone che convivono con una patologia cronica. Ed ora che il lavoro da remoto è in discussione questi lavoratori sono in difficoltà. Il governo gli offre la terza dose ad ottobre, ma per ora nulla di più. Conclusi i 180 giorni di malattia concessi in un anno, privi di stipendio, se in quarantena, oggi che in reparto non tutti possono rientrare, a cosa vanno incontro?

Si sentono invisibili e combattono per i loro diritti. Poi c’è anche chi, come Silvia, commessa, con varie patologie (malattie multimetaboliche, diabete mellito e altre fragilità), lavorando a stretto contatto con il pubblico, a detta del medico di base, non può riprendere in presenza, ma avendo esaurito ferie, permessi e malattie, non saprà più come sopravvivere. Se rientrasse, sarebbe infatti a suo rischio e pericolo, responsabilità che non può assumersi, se lo specialista è contrario. Qualcuno nasconde i certificati, si espone in prima linea, pur di mantenere il posto.

Salute o stipendio? Una scelta impossibile che nessun essere umano dovrebbe mai essere costretto a fare. ’’ La paura è molta- ci racconta- in tanti si sono infettati in reparto’’. Un vero grattacapo. Il problema è serio e sta venendo alla luce con prepotenza. La politica deve individuare una via d’uscita. E affinché il governo trovi una soluzione, i media hanno il dovere di continuare a puntare i riflettori su questa realtà.

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