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La testimonianza: “Sono stato in quarantena in Nuova Zelanda. Protocolli severi e scuole aperte”

In Nuova Zelanda protocolli rigidi, vi racconto la mia quarantena all’altro capo del mondo

Aeroporto Fiumicino, zona tamponi

Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di un nostro lettore ed esperto di soccorso e situazioni di pericolo. Un viaggiatore che si trova spesso fuori dall’Italia e che non di rado compie anche tratte intercontinentali. Ci racconta la sua esperienza di quarantena in Nuova Zelanda.

La testimonianza della quarantena in Nuova Zelanda

“E’ inquietante sentire queste notizie dall’Italia, apprendere cioè che decine di persone arrivano dall’estero e in particolare dall’India, possono entrare in Italia senza il rispetto di un controllo severo e di un protocollo rigido.

Ho soggiornato per lavoro in Nuova Zelanda, quindi ho fatto un volo intercontinentale, e ho potuto vivere cosa significa rispettare un vero protocollo di quarantena. Si viene isolati sia all’aeroporto, sia nei giorni successivi.

In aeroporto c’era già un’equipe del corpo dell’esercito che ci ha guidati fino all’esterno dove ci attendeva il pullman apposito. In questo centro la persona viene innanzitutto rassicurata e gli viene spiegato cosa sta succedendo, poi viene fatta un’anamnesi dello stato di salute. I medici e infermieri si informano delle esigenze alimentari e poi con un bracciale colorato identificativo si viene accompagnati in camera.

Quotidianamente gli infermieri passano per misurare la temperatura e informarsi sullo stato di salute della persona. Dopo 5 giorni c’è un primo tampone e poi altri 11 giorni.

(Mentre in Italia al rientro dai paesi europei è previsto il tampone e la quarantena di 5 giorni e ulteriore tampone alla fine dei 5 giorni. Con l’ordinanza del 25 aprile si vieta invece l’ingresso in Italia a chi è stato in India negli ultimi 14 giorni. I residenti in Italia potranno rientrare con tampone in partenza e all’arrivo e con obbligo di quarantena NdR).

L’esperienza di essere ripreso dalle forze dell’ordine

Il pranzo viene servito in vassoio monouso e si può uscire dalla camera solo in alcuni orari.

Gli orari sono stabiliti in base al colore che è stato assegnato all’arrivo nella struttura e corrispondente al braccialetto. Sotto alla struttura si trova uno spazio aperto chiuso e vigilato, funzionale a non entrare in contatto con persone diverse dal proprio gruppo. Una volta sono uscito dalla mia camera in un orario diverso e le forze dell’ordine mi hanno ripreso, esperienza che mi è servita, devo dire.

In Nuova Zelanda funzionano i protocolli e le attività sono aperte

Da quanto ho visto posso affermare che in Nuova Zelanda il controllo funziona. Si circola senza mascherina, le scuole e i locali sono aperti, perché il protocollo viene rispettato davvero.

La differenza è poi soprattutto quella degli scali: chiunque oggi può arrivare dal Brasile o dall’India o dalla Nuova Zelanda per esempio, ma per le autorità italiane il viaggiatore proviene dalla città in cui ha fatto l’ultimo scalo (ad esempio Francoforte).

Questo è davvero assurdo considerando quanto invece il governo è attento alla circolazione degli italiani all’interno del paese e a quanti sforzi stiamo facendo per uscire da questa pandemia”.

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