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La profezia di Renzi: “Fossi in Marino non starei tranquillo”

In un’intervista a La Stampa, il premier non esclude che il prossimo anno si possa votare a Roma

Sembra di sentirlo, il premier Matteo Renzi, mentre dice #Ignaziostaisereno, un hastag che, come fu per l’allora premier Enrico Letta, potrebbe rivelarsi devastante anche per il primo cittadino della Capitale. Sono lontani i tempi di “Fassina, chi?”, eppure, il premier promette che il ‘Renzi 1’ sta per tornare. E se torna, Marino non deve star del tutto “tranquillo”.

Il premier, che ha rilasciato un’intervista a La Stampa firmata da Massimo Gramellini, ha quindi sottolineato la necessità che torni “il vero Renzi”, perché queste elezioni “dicono con chiarezza che con il Renzi 2 non si vince”. Il premier, quindi, sembra aver fatto i conti con l’iniziale, ma forse crescente, calata dei consensi nei confronti del suo partito ed è deciso a prepararsi alle prossime amministrative di “Torino, Milano, Bologna, Napoli e forse Roma”. Sì, Roma, perché “se torna Renzi 1, fossi in Marino non starei tranquillo”.

Intanto, il primo cittadino glissa e non risponde alle domande dei giornalisti che gli chiedono di svelare possibili scenari futuri dopo le parole del premier. A parlare, però, ci ha pensato l’assessore alla Legalità e alla Trasparenza di Roma Capitale, Alfonso Sabella. “È giusto chiedere onestà e dignità, ma io aggiungo un’altra parola: responsabilità. Chi ha un ruolo politico non si deve mai dimenticare di questo termine e sono convinto che chiedere in questo momento le dimissioni di Marino sia irresponsabile. Marino è una persona onesta, che non è stata nemmeno scalfita dall’indagine di Mafia Capitale. Tutti in campagna elettorale dicono di essere onesti, ma poi bisogna dimostrarlo, Marino lo ha fatto. Chiedere in modo così oltranzista le dimissioni di Marino è irresponsabile, la sua onestà è certificata in modo inequivocabile”, dice Sabella ai microfoni di Radio Cusano Campus, nel corso di ECG Regione Lazio, la trasmissione di Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.

Sabella, poi, sottolinea come non ci siano le condizioni per lo scioglimento del Comune di Roma: “La legge sullo scioglimento dei Comuni non è mirata alle grandi città. È una legge può essere usata per Comuni molto più contenuti. Pensate a Reggio Calabria, che ha la metà degli abitanti di un Municipio romano. I meccanismi previsti dalla legge per amministrare Roma in caso di scioglimento del Comune per mafia sarebbero del tutto insufficienti. Le condizioni per sciogliere il Comune non sussistono. L’infiltrazione che c’è stata è gravissima ma è molto più importante il discorso da fare sulla tenuta democratica della città. Non possiamo buttare la città al massacro, sciogliere Roma sarebbe una follia”, conclude. 

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