La Francia abbaia, ma a mordere è solo la sua profondissima crisi
Parigi avrà il suo 8 settembre, con la caduta dell’ennesimo Governo: ecco perché le “sparate”, anche contro l’Italia, di Macron e Bayrou sono solo armi (spuntate) di distrazione di massa

Crisi della Francia (© elmundodemarivi / Flickr)
Nelle ultime settimane, la Francia è stata molto (fin troppo) attiva sulla scena internazionale. Spesso con dichiarazioni e iniziative piuttosto surreali, inclusi alcuni attacchi gratuiti rivolti tra l’altro contro Roma. E tuttavia, a stringere, non si tratta d’altro che di armi (spuntate) di distrazione di massa.

Armi (spuntate) di distrazione di massa
Ad aprire le danze, come ricorda Mediaset Infinity, è stato il Presidente transalpino Emmanuel Macron, rilanciando l’improvvida proposta di inviare euro-truppe in Ucraina. E ricevendo, aggiunge TGCom24, l’invito del Vicepremier nostrano Matteo Salvini ad «attaccarsi al tram», un’espressione indubbiamente colorita ma non certo offensiva. Che però, conclude Il Sole 24 Ore, il locale Ministero degli Esteri ha assurdamente ritenuto inaccettabile, tanto da convocare l’ambasciatrice italiana per chiarimenti.
Dopo questa “sparata”, come riporta Sky TG24, è stata la volta del Premier François Bayrou, secondo cui il Belpaese praticherebbe un dumping fiscale penalizzante per l’economia d’Oltralpe. Accuse talmente ridicole da non meritare neppure una risposta, anche se l’omologo Giorgia Meloni le ha comunque smentite seccamente.

Resta la sensazione che queste sterili polemiche mirino pateticamente a distogliere l’attenzione dai problemi interni, apprestandosi Parigi, scrive Il Giornale, a vivere il proprio 8 settembre. Giorno in cui il Primo Ministro, come rileva Rai News, chiederà la fiducia dell’Assemblea Nazionale che, salvo sorprese, gliela negherà. La destra del Rassemblement National e la sinistra del Nouveau Front Populaire hanno infatti già annunciato il voto contrario, e insieme detengono la maggioranza assoluta in Aula.

Anche questo esecutivo, dunque, è destinato a cadere, per di più sulla Legge di Bilancio, che en passant è fatta di misure “lacrime, sudore e sangue”. Che includono pure la soppressione di due festività, per provare a guarire quello che è ormai divenuto, spiega il Corsera, il grande malato d’Europa. Con un debito in costante ascesa, schizzato, sintetizza l’Adnkronos, al 114% del Pil, e un deficit pari al 5,8% (contro, rispettivamente, il 134% e il 3,4% dell’Italia).
La Francia abbaia, la crisi morde
In questo contesto, Monsieur le Président ha solamente escluso, come sintetizza France 24, qualsiasi ipotesi di sue dimissioni, il che lo lascia con due sole opzioni. Nominare un ennesimo inquilino di Matignon, che però guiderebbe sempre un Governo di minoranza. Oppure sciogliere ancora la Camera e convocare nuove Elezioni Legislative, senza nessuna garanzia che non ne uscirebbe un quadro altrettanto frammentato.

Alla luce di questo probabile disastro, l’isteria dei notabili dell’Esagono suscita più commiserazione che fastidio. Perché la Francia abbaia, ma a mordere, in fin dei conti (è il caso di dirlo), è solo la sua profondissima crisi.


