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La biodegradabilità adesso è legge

Si attende il parere dell’Unione Europea

IL DECRETO LEGGE – Porta la data del 27 marzo 2013 il decreto legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 73, che fissa i criteri per la distribuzione degli eco shopper in plastica biodegradabili.

“Questo decreto – ha dichiarato il ministro Clini – fa finalmente chiarezza sulla normativa che regola i sacchetti di plastica, incrementando l’uso di quelli ecofriendly, che contribuiscono alla strategia per la decarbonizzazione dell’economia che è stata appena approvata dal Cipe (Comitato interministeriale per la Programmazione Economica, ndr)”.

Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, è cofirmatario del decreto interministeriale insieme a Corrado Passera, ministro dello Sviluppo Economico.
I due hanno definito le categorie di sacchi autorizzate al trasporto delle merci, sia per quanto riguarda quelli destinati ad un uso alimentare, sia per quelli destinati ad altri usi.

Sono dunque autorizzati dal decreto i sacchi usa e getta biodegradabili e compostabili, conformi alla normativa Uni En 13432 del 2002 che riguarda i requisiti per gli imballaggi recuperabili mediante compostaggio e biodegradazione, e quelli riutilizzabili in carta, in fibre naturali e in fibre di poliammide o composti da polimeri con una percentuale di plastica riciclata che va dal 10 al 30% a seconda della destinazione d’uso.

Un riferimento importante, quello dello standard Uni En 13432, che a livello internazionale è stato ripreso dallo standard Iso 18606.

Le tre caratteristiche descritte dallo standard europeo e riprese dal decreto dei ministri Clini e Passera sono: biodegradabilità, ovvero la possibilità di trasformare il materiale in anidride carbonica; disintegrazione, e quindi la capacità del materiale di diventare ‘invisibile’ durante il processo di compostaggio; no ecotossicologicità, ossia è richiesto che il materiale non interferisca con la normale crescita delle piante.

Il decreto guarda con attenzione anche alle informazioni agli utenti.
I sacchetti dovranno infatti riportare una tra le seguenti diciture, a seconda della tipologia: ‘Sacco biodegradabile e compostabile conforme alla norma Uni En 13432.2002. Sacco utilizzabile per la raccolta dei rifiuti organici’; ‘Sacco riutilizzabile con spessore superiore ai 200 (o 100) micron – per uso alimentare’. 60 i micron consentiti per altri sacchi riutilizzabili a scopi non alimentari.

I PRECEDENTI – “Una vicenda lunga e travagliata, che ha portato una vera rivoluzione in Italia e che è iniziata più di sei anni fa, con l’approvazione di un emendamento da me presentato alla finanziaria 2007 che appunto vietava la commercializzazione di shopper non biodegradabili”. Lo ha dichiarato Francesco Ferrante, senatore del Pd e Vicepresidente del Kyoto Club.
“Da quel primo passo – ha continuato Ferrante – per arrivare finalmente alla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale abbiamo dovuto fronteggiare la fiera opposizione delle lobbies, che ha portato alla proroga dell’entrata in vigore del divieto, e poi la concorrenza sleale di quanti con gli additivi, dannosi per l’ambiente, volevano spacciare per commerciabili ciò che evidentemente non lo era e che questo decreto si incarica di spazzare definitivamente via. Mancava solo questo decreto, infatti, per rendere operative le sanzioni contro chi provi a cercare di aggirare il decreto”.

Sanzioni, quelle previste dai due ministri, che sono rimaste invariate rispetto a quelle già sancite dal decreto legge del gennaio 2012 e che entreranno in vigore ad agosto prossimo, ovvero circa 60 giorni dopo il termine formale di 90 giorni previsto per la formulazione del parere in sede europea.

L’APPROVAZIONE DELL’EUROPA – L’art. 6 del decreto legge firmato da Clini e Passera prevede che “il presente decreto è sottoposto a procedura di comunicazione ai sensi della Direttiva 98/34/CE del Parlamento europeo e del Consiglio ed entra in vigore dalla data di conclusione, con esito favorevole,della procedura stessa”.

Si attende quindi il nulla osta dell’Unione Europea, alla quale il decreto è già stato notificato.

LE POLEMICHE – La decisione adottata in sede governativa non è stata però esente da polemiche.

Claudio Maestrini, Presidente di AssoEcoPlast, ha infatti espresso la sua contrarietà ad un decreto che “non tiene conto delle osservazioni della Camera, dove la Commissione Ambiente lo aveva ammesso con riserva”.

Maestrini sottolinea che non tutto ciò che è biodegradabile deve essere necessariamente anche compostabile, e quindi conforme alla norma armonizzata Uni En 13432.

“Perché non si tiene in considerazione questo? – ha commentato il Presidente di AssoEcoPlast – Anche l’Unione Europea si è sempre espressa in maniera contraria. Dunque mi aspetto che anche questa volta la Comunità europea rimandi la palla all’Italia. Siamo al corrente che alcuni Stati come l’Inghilterra hanno già espresso un parere negativo”.

Si tratterebbe quindi di un decreto motivato da interessi commerciali, secondo Maestrini, che andrebbe a favorire esclusivamente la Novamont S.p.A., l’azienda chimica italiana con sede a Novara, considerata leader mondiale nel settore delle bioplastiche.
“Per questo chiediamo un tavolo tecnico super partes – ha dichiarato ancora Maestrini – condotto su ragioni scientifiche e non faziosamente, come è stato fatto dal ministero dell’Ambiente che non ha mai accettato un confronto con noi”.

“Il Governo italiano è libero di creare intorno alla bioplastica un polo di eccellenza. A noi va bene, ma non può farlo uccidendo noi. Ci sono numerose aziende, soprattutto piccole, che hanno difficoltà, non solo economiche, a passare alla bioplastica”, ha concluso il Presidente Maestrini.

Difficoltà che sono aggravate dalla probabile impossibilità di accedere ai finanziamenti pubblici da parte delle piccole imprese, vista la situazione attuale del bilancio pubblico italiano.

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