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Italia, storie di ordinaria follia burocratica

L’Italia soffre della lentezza della Giustizia, soprattutto civile, e l’eccesso di burocrazia

L’Italia sta soffrendo la crisi economica più di tanti altri paesi europei e non riesce a riprendersi. La Spagna e persino la Grecia, che sta lentamente sostituendo alle lacrime degli anni scorsi una timida speranza, hanno iniziato a riprendersi. Il loro PIL ha ripreso a salire. Noi invece ancora no.
Siamo forse meno bravi di loro? Abbiamo politici meno capaci dei loro?
Io penso di no, se non altro perché la nostra storia dimostra che siamo un Paese capace di iniziativa e di inventiva, persino di eccellenze assolute. E i nostri politici di oggi non sono poi tanto peggiori di quelli del passato o di altri Paesi. E allora?

Beh, pare che la differenza – soprattutto per gli imprenditori e per gli investitori stranieri – la facciano due fattori: la lentezza della Giustizia, soprattutto civile, e l’eccesso di burocrazia. Quello della giustizia inefficiente e dei troppi errori che la trasformano in ingiustizia, è un argomento di dimensione nazionale, mentre quello della burocrazia è un tema che riguarda Roma forse più di tante altre città italiane. Innanzitutto chiariamoci su cosa intendiamo per burocrazia.

L’enciclopedia definisce la burocrazia come “l’insieme di apparati e di persone al quale è affidata l’amministrazione dello Stato”. Detta così non sembra una brutta cosa, perché si tratta di uno strumento indispensabile per il funzionamento delle istituzioni. Però, sappiamo perfettamente che nel linguaggio comune, “burocrazia” e “burocrate” sono diventati termini dispregiativi. Perché?

Semplice, perché per burocrazia, in realtà, intendiamo comunemente tre cose:
• dirigenti e impiegati che scaricano le loro responsabilità evitando di prendere decisioni;
• confusione e farraginosità delle procedure amministrative;
• incertezza del diritto dei cittadini.

Cioè l’opposto di quello che dovrebbe essere l’amministrazione dello Stato.
Noi che viviamo a Roma, che è la capitale d’Italia, ma anche della burocrazia, ne sappiamo qualcosa. Anzi, siccome Roma, per la quantità di uffici pubblici che ospita, è la Capitale della burocrazia, noi romani forse siamo quelli più abituati – direi anzi rassegnati – ad accettare che la burocrazia governi e limiti la nostra vita.

Ho detto detti “limiti” perché l’organizzazione dei servizi dello stato dovrebbe essere uno strumento che aiuta i cittadini, mentre la burocrazia, specialmente quella capitolina (lo dico senza offesa facendone parte) è specializzata nel complicarci la vita, cioè nel limitare il nostro diritto di vedere risolti rapidamente, e possibilmente con soddisfazione, i nostri problemi. Vogliamo fare degli esempi? Prendete i Municipi di Roma. Essi sono il punto di contatto, sul territorio, tra i cittadini e l’Amministrazione.

In attuazione del Decreto Legislativo n. 156 del 2010, sono stati ridotti di recente da 19 a 15. La decisione, oltre che costituire un risparmio, avrebbe dovuto migliorare l’efficienza e l’organizzazione dei servizi. E invece, forse a causa del fatto che la decisione è stata presa all’ultimo minuto, quindi di fretta e senza una ragionata organizzazione, si sta rivelando una sorta di punizione, sia per gli impiegati che per i cittadini.

Avete mai provato ad andare in uno di quei Municipi che sono stati “accorpati”. A me è capitato ieri e devo dire che sono rimasto colpito dalla confusione che regnava, soprattutto nelle procedure. Uscendo ho notato un signore che parlava da solo, smadonnando, perché non aveva capito se gli uffici avrebbero adottato la procedura del precedente municipio A o del precedente municipio B che erano stati accorpati. Ed era disperato perché non sapeva come comportarsi. Purtroppo anche gli uffici non lo sapevano, infatti gli avevano detto che gli avrebbero fatto sapere.

Adesso, una persona normale direbbe: ma se A e B erano due Municipi romani, non avevano già le stesse identiche procedure? La risposta è no. Infatti, se andate nei municipi – ma vale anche per i vari uffici dell’Amministrazione centrale, vi accorgerete che non ci sono procedure univoche. Sembra impossibile eh? Eppure è la regola. Un ufficio fa in un modo, un altro fa diversamente, una altro ancora fa in un modo diverso dai due precedenti.

Un municipio accetta certe dichiarazioni, un altro no; un municipio interpreta la norma (soprattutto se parliamo di edilizia) in un modo e uno in un altro modo, non dico opposto, ma molto diverso. Ovviamente la colpa è di come sono scritte le norme. Ma anche dei dirigenti o dei funzionari preposti che vogliono dare ciascuno una propria indicazione. Ma purtroppo non è quasi mai a favore del cittadino e della soluzione del suo problema.

Ma anche per questo c’è una spiegazione. Se un dirigente favorisce i cittadini rischia di essere malvisto. Dalla politica, dal resto della burocrazia e, a volte, persino dalla Magistratura sospettosa. Eppure, se andate a vedere sul sito di Roma Capitale, vi accorgerete che abbiamo assessorati ed uffici che hanno proprio il compito di assicurare la trasparenza e la semplificazione, uniformando i comportamenti dei diversi uffici territoriali. Nonostante questo la “burocrazia” quella con l’accezione negativa per intenderci, continua a decidere delle nostre vite a piacimento e, purtroppo, a sua discrezione.

Credo che uno degli impegni principali dell’Amministrazione Marino, una volta risolto il problema del “salvataggio” economico della Capitale – che il Parlamento dovrebbe decidere in questi giorni (il condizionale è d’obbligo, perché qui le sorprese non mancano mai – dovrà essere proprio quello di sciogliere questo nodo aggrovigliato delle procedure e delle confusioni normative. Una cosa che tra l’altro non ha alcun costo per l’amministrazione dà grandi benefici a tutti.
Marino in campagna elettorale ha promesso molte cose, che purtroppo finora non sta facendo. Tra le altre aveva centrato la sua campagna sulla possibilità di dare ai romani, finalmente, un’amministrazione amica. Ci attendiamo che, prima o poi – meglio se prima – si veda qualche segnale in questo senso.

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