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Italia: rallenta il Pil ma il lavoro sorregge il Paese

Il bilancio complessivo è quello di un equilibrio precario ma reale. Il governo Meloni ha ereditato un contesto difficile ma mantiene l’assetto economico stabile

Roma, via dei Condotti

L’Italia non corre, ma nemmeno crolla: nel secondo trimestre del 2025 il Prodotto Interno Lordo ha registrato una lieve flessione dello 0,1 % rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Ma su base annua la crescita è positiva, pari allo 0,4 %, e la cosiddetta «crescita acquisita» per l’intero anno si mantiene stabile allo 0,5 % . Un equilibrio fragile, certo, ma tutt’altro che drammatico in un contesto europeo altrettanto rallentato.

Un Pil fiacco, ma il mercato del lavoro sorprende

Il rallentamento è il risultato di diversi fattori: un calo nei settori agricolo e industriale, mentre i servizi restano sostanzialmente stabili. La domanda interna ha retto, mentre la componente estera netta ha pesato negativamente. In termini qualitativi, la crescita è lenta, ma con radici solide: il fronte interno mostra qualche resistenza, anche se l’Italia paga il prezzo di una contingenza economica globalmente complessa.

Sul fronte del lavoro, una nota positiva

Dove il numero è tutto, il mercato del lavoro segna un piccolo miracolo. A giugno 2025, il tasso di disoccupazione scende al 6,3 %, con un calo di 0,3 punti rispetto al mese precedente. Le fonti OCSE parlano invece di un tasso all’6,5 % a maggio, tra i più bassi dal periodo pre-pandemia. È un segnale che qualcosa, nel tessuto produttivo italiano, si sta muovendo in modo più dinamico rispetto al Pil.

Perché il lavoro tiene banco

È evidente che la pressione della vita quotidiana — l’inflazione che erode salari e risparmi — spinge una parte crescente della popolazione verso l’occupazione, magari anche part‑time. Ma non è tutto: le imprese — pur in un contesto ancora incerto — continuano ad assumere, soprattutto nei servizi, nella logistica, nel turismo e nell’industria alimentare. Inoltre, incentivi mirati, contratti stabili in crescita e politiche attive sul lavoro contribuiscono a sostenere il mercato occupazionale.

Fiducia dei mercati e conti sotto controllo

In questo quadro, lo spread resta sotto controllo e si mantiene al di sotto dei 140 punti base. I mercati continuano a concedere fiducia all’Italia, premiante una politica economica che, seppur prudente, rimane coerente – con una gestione attenta dei conti pubblici e del PNRR.

Lentezza e resilienza

Il bilancio complessivo è quello di un equilibrio precario ma reale. Il governo Meloni ha ereditato un contesto difficile — guerra in Ucraina, caro energia, stretta monetaria — e finora ha evitato scossoni, mantenendo l’assetto economico in bilico ma stabile. Il Pil non decolla, la produttività stenta, il debito resta alto e gli investimenti pubblici arrancano. Ma in un continente che va a passo d’uovo, l’Italia non è tra le peggio. Non vola, ma non zoppica — e a volte, per rimettere in piedi una casa instabile, serve anche solo restare in equilibrio.