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Insulti del professore a Giorgia Meloni: ingiuria, offesa o sessismo?

Le parole feriscono più delle lame. E a essere ferita non è solo colei che le riceve ma la società intera

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Insulti rivolti contro Giorgia Meloni, ancora una volta le parole feriscono più delle lame. E a essere ferita non è solo colei che le riceve ma la società più in generale. Questa volta è toccato a Giorgia Meloni, leader di Fratelli D’Italia, già vittima in passato di offese a sfondo sessista.
“Pesciaiola, rana dalla bocca larga, scrofa”, questi i termini usati dal professor Giovanni Gozzini dell’università di Siena. Inoltre supportato da altri due interlocutori durante una diretta radiofonica. Siamo parlando di offese, di calunnie o di qualcos’altro?

Il presidente Mattarella è subito intervenuto sulla vicenda dimostrando vicinanza nei confronti della segreteria di FdI e condannando le parole del professore Giovanni Gozzini che a sua volta con una nota si è scusato con la Meloni e anche con l’università dove il professore insegna. E’ notizia di ieri il fatto che il rettore ha rimesso l’incarico di docente del Prof. Gozzini.

Insulti contro Giorgia Meloni: la condanna trasversale

Dal mondo della politica la condanna alle gravi offese è giunta in modo trasversale.

In questo caso ha alzato la voce anche Anpi, che denuncia ancora una volta la grave forma sessista dietro quei turpiloqui diretti alla Meloni come donna, prima ancora che al pensiero politico. La ministra dell’università Cristina Messa ha segnalato a sua volta al Rettore di Siena il grave comportamento del professore che proprio in veste di rappresentante del modello educativo non può scivolare con il proprio comunicare nella forma più deplorevole di sessismo.

L’offesa fatta a Giorgia Meloni va condannata. In primis va condannata da tutte le donne, che siano di destra o che siano di sinistra. Va condannata dalla politica e da tutte le istituzioni, va ancor più condannata dalla comunità tutta, perché quelle parole non sono pronunciate solo per offendere, ma per annullare.

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