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Ilario e Valentino tornano al lavoro

Sospesi dopo aver partecipato a Presa Diretta, i due autisti della Trotta Bus Services finalmente chiudono questa brutta storia

Una battaglia durata 58 giorni. 58 giorni di sospensione cautelativa dal lavoro. Ma quel lavoro, oggi, Ilario e Valentino se lo riprendono. E per una volta, siamo felici di raccontare una storia a lieto fine. Una storia che parla di vittoria: la vittoria dei lavoratori, la vittoria di chi non ha paura e ogni giorno combatte per rendere migliore questa città, la vittoria di un sindacato che non ha abbandonato 2 suoi esponenti, ma prima di tutto 2 uomini, 2 lavoratori. La vittoria, possiamo dirlo – e ce ne assumiamo tutte le responsabilità – della dignità di chi sale su un mezzo ogni giorno e offre un servizio, nonostante tutto, a questa città, contro l'alterigia di chi invece siede sulle poltrone dirigenziali.

Ilario Ilari e Valentino Tomasone, come abbiamo raccontato, erano stati sospesi dal lavoro dopo (rectius: per) aver partecipato alla trasmissione di Rai3 condotta da Riccardo Iacona, Presa Diretta. Colpevoli: questa la sentenza, senza nemmeno un processo. Ma colpevoli di cosa? Di nulla, a quanto pare. Tanto che l’azienda, senza alcuna azione legale intrapresa dalle parti lese, ha deciso di reintegrarli. Excusatio non petita…

In quella trasmissione, dedicata al trasporto pubblico, l’unica colpa di Ilario e Valentino è stata quella di aver usufruito di un diritto costituzionalmente garantito, quello della libertà di opinione e di espressione. Nonché, di un dovere di ogni cittadino responsabile: dire la verità. D’altra parte, a dire la verità ci avevano già pensato le immagini mandate in onda. La colpa di Ilario e Valentino – se di colpa si può parlare – è stata quindi quella di trovarsi lì, davanti alle telecamere che non hanno nascosto o mistificato la realtà del trasporto pubblico romano, una realtà al collasso.

Ma Ilario e Valentino hanno sempre continuato a camminare a testa alta. E con loro, tutto il sindacato USB, che nel tempo, da quel 21 settembre, si è reso protagonista di blitz, manifestazioni e scioperi anche in nome dei due colleghi ingiustamente  sospesi dal servizio. “Ci sono voluti due mesi di lotte  per sconfiggere l'ostinata arroganza della Trotta Bus Service, azienda del Consorzio Roma TPL al quale Roma Capitale ha affidato parte delle linee urbane di autobus” – spiegano dal sindacato. Un’azienda, la Trotta Bus Service, “che non voleva riconoscere neanche uno dei più elementari diritti della persona, ovvero quello di esprimere liberamente le proprie idee, e nemmeno a due delegati sindacali, che avevano semplicemente assolto alla propria funzione”.

Ma Ilario e Valentino, e tutto il sindacato USB, non sono rimasti soli. Anche Riccardo Iacona, ha combattuto al loro fianco: “Non ha mai smesso di sostenere la giusta causa di questi lavoratori” – continuano da USB. E lo striscione del Movimento 5 Stelle in Aula Giulio Cesare con la scritta: '#iostoconilarioevalentino'. E, senza voler peccare di presunzione, ci infiliamo anche noi di Romait nella schiera degli accaniti e convinti sostenitori di Ilario e Valentino. E poi c’è “voluta una grande raccolta firme (quasi 60mila) promossa dall'associazione Articolo 21. C'è voluta anche la presa di posizione unanime della Commissione Mobilità e Trasporti di Roma Capitale, che ha deciso di promuovere una commissione d'inchiesta sulla gestione del trasporto pubblico da parte di quella azienda”.

Una battaglia è vinta, ma altre aspettano i lavoratori del Consorzio Roma TPL, che “continuano a percepire lo stipendio con grandissimo ritardo e i gravi disservizi vengono coperti con un clima di forte intimidazione” – incalzano dal sindacato, da dove avvisano: “Restiamo in prima linea nel denunciare l'effetto pratico della privatizzazione di un servizio essenziale”.

Ma una domanda rimbomba nella testa: “Cosa sarebbe successo se il Jobs Act di Renzi fosse già stato approvato? Di fronte al balletto sulla casistica nella quale sarà possibile il reintegro a fronte di licenziamenti disciplinari ingiustificati, il caso di Ilario e Valentino fa scuola. Infatti, se la denuncia della cattiva qualità di un servizio pubblico dovrà passare sotto la mannaia della perdita del posto di lavoro, in cambio di un magro risarcimento economico, sarà difficile trovare altre persone coraggiose come Ilario e Valentino”.

E Ilario e Valentino il coraggio lo hanno avuto. E hanno avuto anche determinazione, tanta. “Consapevoli – dicono ancora dal sindacato – di essere nel giusto e decisi a portare avanti la battaglia”. Perché quella di Ilario e Valentino non è una storia personale, ma è una storia di lavoro, di diritti negati, in questa Roma e in questa Italia. Ilario e Valentino non hanno volto, e non hanno nome, perché i loro volti e i loro nomi, sono anche i nostri.

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