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I sinistri timori sul caso Gregoretti specchio del panico per l’Emilia Romagna

Il Pd, terrorizzato dalla concreta possibilità di perdere la Regione rossa, chiede il rinvio del voto in Giunta per far processare Salvini. Il Capitano: “Siete senza dignità”

Qual è il trait d’union tra il caso Gregoretti e le Regionali in Emilia-Romagna? Cosa unisce, anzi cosa lega le elezioni per il rinnovo della giunta attualmente guidata dal Pd Stefano Bonaccini e la vicenda della nave della Guardia Costiera tramutata in taxi del mare per migranti – e perciò bloccata dal Viminale per alcuni giorni al largo delle coste siciliane la scorsa estate?

Semplice, Matteo Salvini, ça va sans dire. O meglio, il panico che il segretario del Carroccio suscita negli esponenti della sinistra, locale e nazionale. Prova ne è la pantomima che sta andando in scena in Giunta per le Immunità, dove la maggioranza rosso-gialla ha chiesto il rinvio del voto per autorizzare il processo contro il Capitano: voto attualmente previsto per il 20 gennaio, vale a dire sei giorni prima delle Regionali (che riguardano anche la Calabria).

La ragione di questo tentativo di retromarcia potrebbe non essere immediatamente chiara, considerato che coloro che l'auspicano sono gli stessi che da tempo spingono – e che hanno tutto l’interesse a portare in tribunale l’ex Ministro dell’Interno. «La sinistra vuole eliminarmi per vie giudiziarie non potendomi sconfiggere politicamente» ha attaccato, non a caso, il leader della Lega.

E, in effetti, questa è stata la vibrante esortazione al Parlamento da parte di Marco Travaglio, che pure si è detto convinto che un eventuale processo si chiuderebbe con l’assoluzione di Salvini. Un esito che renderebbe il procedimento un inutile spreco di tempo e di denaro pubblico – non però per il direttore de Il Fatto Quotidiano, che continua a cullare l’illusione avita che le vicende giudiziarie possano spostare di una virgola il gradimento degli elettori.

In realtà, nel caso specifico forse potrebbero – ma in direzione contraria rispetto a quella auspicata dall’house organ ufficioso del M5S. «Rischio processo e galera per aver protetto i confini della Patria» continua infatti a ripetere il segretario leghista. Che effetto potrebbe avere una simile bomba (mediatica, più che altro) su una competizione elettorale che si preannuncia incertissima?

La coalizione di centro-sinistra che governa da sempre una delle Regioni più rosse d’Italia, e che si avvia a sostenere il governatore uscente, ha evidentemente fatto i suoi conti – e forse, per una volta, li ha fatti bene. Perché, nonostante tutte le arroganti lezioncine buoniste da radical chic (o forse proprio per questo), sull’immigrazione gli elettori continuano ad avere le idee chiare, e sono idee diametralmente opposte rispetto alla visione degli antropologicamente superiori. I quali, a dispetto di qualsiasi manovra ittica, rischiano (di nuovo) di avere le piazze piene e le urne vuote.

Dovrebbero esserci abituati, visto che è lo stesso copione che si ripete da almeno un biennio. Ma stavolta, essendoci di mezzo la rossa Emilia-Romagna, e visto che i sondaggi più recenti danno Bonaccini praticamente appaiato alla candidata del centro-destra Lucia Borgonzoni, si respira un clima diverso, di puro terrore: perché stavolta una sconfitta non potrebbe non avere ripercussioni – sul Partito Democratico, sulla sua leadership, sul Governo stesso.

Di qui la richiesta di procrastinare il voto in Giunta a dopo le Regionali, che è almeno un indice di consapevolezza da parte dei dem: ed è un segnale positivo, visto che il primo passo per risolvere un problema è riconoscerlo. Così come è positivo il fatto che, una volta tanto, in via del Nazareno abbiano svestito i panni dei maestrini saccenti che pretendono di ammaestrare il popolo bue – anche se è probabile che lo abbiano fatto per mero calcolo politico.

Questo, almeno, il durissimo j’accuse di Salvini: «Hanno paura di perdere la faccia, sono senza onore e senza dignità». E, forse, senza nemmeno soddisfazione, visto che il presidente della Giunta per le Immunità, il forzista Maurizio Gasparri, ha liquidato l’ipotesi del rinvio come «inesistente», prima di chiedere, con la sua relazione, di respingere la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del leader del Carroccio.

Si vedrà, ma è già un fatto che stia tirando un'aria diversa. Un'aria di cambiamento, forse epocale. E un'aria di paura. Aria da sprofondo rosso.

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