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I neologismi di Papa Francesco

di Massimo Persotti

"Dipingere il Papa come una sorta di superman, una specie di star, mi pare offensivo. Il Papa è un uomo che ride, piange, dorme tranquillo e ha amici come tutti. Una persona normale". Francesco Bergoglio si dipinge così nell'intervista rilasciata ieri a Ferruccio De Bortoli sul Corriere della Sera. E forse è proprio questa normalità a rappresentare l'eccezionalità del suo pontificato, anche attraverso la lente della lingua e delle parole.

Una delle caratteristiche del linguaggio di Papa Francesco è il suo 'parlare a braccio', come oggi ai parroci romani. Un punto di forza perchè dà l'impressione di fuggire da formalismi e cerimoniali e di accostarsi a un linguaggio più colloquiale e meno ingessato, più vicino alle folle cattoliche. Senza però perdere la sacralità o perdersi nella banalità, non c'è improvvisazione nella retorica di Bergoglio ma anzi tutto è molto studiato. Le sue espressioni, ha scritto sul suo blog Vinicio Albanesi, riflettono la ricerca di una immediata comprensione, quasi un linguaggio popolare. Il fondatore di Redattore Sociale ne ricorda alcune: "la Chiesa in uscita", per indicare la voglia di evangelizzare; "sono moltissimi i ‘non cittadini’, ‘i cittadini a metà’ o gli ‘avanzi urbani’"; "primerear, prendere l’iniziativa: vogliate scusarmi per questo neologismo".

La stessa ricerca di neologismi è un elemento che caratterizza la lingua di Francesco, come se le parole del vocabolario non fossero sufficienti. Jorge Milia, già alunno di Bergoglio quando questi insegnava Letteratura e Psicologia a Santa Fe negli anni '64 e '65, sulle pagine dell'Osservatore Romano, Milia ha ribattezzato i «neologismi papali» in «bergoglismi». Tra tutti, sceglie «misericordiando». "Non ha soltanto a che vedere – con la misericordia – spiega – ma c'entra direttamente col suo motto: miserando atque eligendo (…) La gente non lo capisce molto, ma gli piace tanto".

Ma non c'è solo «misericordiando». Il settimanale Vita ne ha raccolte diverse in un approfondimento sulle parole del Papa, pubblicato qualche mese fa. Ad esempio, la preghiera «memoriosa», piena di memoria; le «comadri» (ai ginecologi cattolici: "Un tempo, alle donne che aiutavano nel parto le chiamavamo “comadre”’: è come una madre con l’altra, con la vera madre, no? Anche voi siete “comadri” e “compadri”: anche voi»); o ancora, il ricorso al verbo spagnolo, «primerea» per sottolineare che Dio viene prima ogni cosa.

Evocazione, forza creativa, la parola strumento della missione pastorale. Il neologismo raccoglie questo e molto altro ancora. Uno, come è stato anche definito, tsunami linguistico che è già 'storia'. Come scherzosamente racconta Milia, "quanto tempo passerà prima che mettano 'misericordiando' nelle parole crociate? T'immagini? Quattordici orizzontale, neologismo papale, quindici lettere…".

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