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I dolori del giovane Werther, Johann Wolfgang Goethe

Il Sabato Lib(e)ro di Livia Filippi

I dolori del giovane Werther, pubblicato nel 1774, è un romanzo epistolare di Johann Wolfgang Goethe, nonché il capolavoro più intrigante e discusso della letteratura tedesca, e simbolo del movimento dello Sturm und Drang.

Werther è un ragazzo ventenne colto e raffinato segnato dalle due caratteristiche che gli impediranno di inserirsi veramente nella società: la decisa insofferenza verso le convenzioni sociali che limitino l'individuo e la capacità di farsi rapire dai sentimenti in maniera totalizzante.

Una serie di lettere che il protagonista invia al suo amico Guglielmo ricostruiscono la storia del ragazzo che per un viaggio di lavoro è costretto a trasferirsi in campagna, nel villaggio di Wahlheim. Qui, sul tragitto verso una festa da ballo incontra Charlotte, soprannominata Lotte, una ragazza del luogo dotata di una bellezza, intelligenza e una dolcezza pura, ma già promessa in sposa ad Albert, un giovane funzionario temporaneamente fuori città. I due s’innamorano all’istante ma Lotte non può ricambiare liberamente i suoi sentimenti. Cominciano a frequentarsi e l’impossibilità sempre più concreta di raggiungere il cuore di lei, accende nel cuore del giovane Werther un desiderio tanto forte da condurlo in una dimensione idealizzata di perfezione dove illusione e realtà non si distinguono più.

“La nostra anima che cosa diverrebbe senza l'amore? Simile ad una lanterna magica senza luce. Appena si mette la piccola lampada, ecco le immagini più varie appaiono sulla parete bianca. E nonostante siano fantasmi fuggenti, essi ci rendono ugualmente felici, quando sostiamo davanti ad esse, simili ad innocenti fanciulli, estasiati dalle meravigliose apparizioni”.

Lotte non potrà mai appartenere a Werther. L’illusione si rompe e il sentimento puro si tramuta in inquietudine e malinconia, quelli che Goethe ritiene i mali peggiori della sua epoca. Un’epoca disarmonica per gli animi sensibili portati alla sofferenza. Goethe prova un senso di repulsione verso quell’ordine secondo cui la ragione sovrasta il sentimento, e Werther ne è portavoce:

«O persone ragionevoli!», esclamai sorridendo. «Passione! Ebbrezza! Delirio! Voi siete così impassibili, così estranei a tutto questo, voi uomini per bene! Rimproverate il bevitore, condannate l'insensato, passate dinanzi a loro come il sacrificatore e ringraziate Dio, come il fariseo, perché non vi ha fatto simili a loro! Più di una volta io sono stato ebbro, le mie passioni non sono lontane dal delirio, e di queste due cose io non mi pento perché ho imparato a capire che tutti gli uomini straordinari che hanno compiuto qualcosa di grande, qualcosa che prima pareva impossibile, sono stati in ogni tempo ritenuti ebbri o pazzi… Ma anche nella vita d'ogni giorno è intollerabile sentir gridare ogni qualvolta stia per compiersi un'azione libera, nobile e inattesa: "Quest'uomo è ubriaco, è pazzo!". Vergognatevi, uomini sobri! Vergognatevi, uomini saggi!»

La passione per Lotte diviene ossessione e il cuore di Werther diventa teatro di un’incessante tormento interiore, legato ad un’assurda speranza verso un amore impossibile. Nella nostalgia risiede la massima felicità e se la vera nostalgia può essere rivolta solo a qualcosa di irraggiungibile, allora nel romanzo tutto cospira a fare del giovane, il ragazzo più felice.

Mentre i valori dell’esistenza iniziano ad impallidire, Werther decora con “figure variopinte” i muri della sua prigione. Tali sogni e tormenti della giovinezza e dell’amore non sono finzione poetica, sono eterni e universali e fanno di questo un romanzo intriso di sentimento senza tempo.

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