Prima pagina » Politica » Green Pass. Raggi, Paragone e i senatori che non possono entrare in Aula senza la Certificazione

Green Pass. Raggi, Paragone e i senatori che non possono entrare in Aula senza la Certificazione

Una decina di senatori hanno presentato ricorso contro il divieto d’accesso a Palazzo Madama agli over 50 sprovvisti di Super Green Pass

Virginia Raggi, volto con mascherina

Virginia Raggi

Come riportato dal Corriere.it, sono passati cinque mesi da quando Virginia Raggi, ex Sindaca di Roma, dichiarava di affidarsi al suo medico per valutare se sottoporsi o meno alla vaccinazione antiCovid. Il mancato possesso del Super Green Pass porterebbe a pensare che Raggi non abbia ricevuto la dose.

Super Green Pass

Anche se Under 50, e quindi non soggetta all’obbligo vaccinale, la mancata Super Certificazione ha spinto il Movimento 5 Stelle a riorganizzare le riunioni. Per la discesa di Beppe Grillo a Roma, infatti, l’ex Sindaca si è collegata via Skype, non potendo accedere all’hotel (Parco dei Principi).

Il ricorso dei senatori

Non solo Raggi, perché una decina di senatori hanno fatto ricorso contro l’obbligo vaccinale per gli Over 50 a Palazzo Madama. Tra questi Mario Michele Giarrusso di Italexit, insieme a Gianluigi Paragone e Carlo Martelli, che sostiene che “dire no all’obbligo del green pass per entrare in Parlamento vuol dire opporsi a una norma fascista“.

Dessì: “Non ha senso questa misura in questa fase della pandemia”

Anche l’ex 5Stelle Emauele Dessì, che oggi rappresenta il Partito Comunista di Marco Rizzo, ha presentato ricorso contro il divieto d’accesso a Palazzo Madama agli over 50 sprovvisti di Super Green Pass, anche se con toni differenti rispetto a quelli dei suoi colleghi. Dessì spiega infatti: “Io credo nella scienza, nella medicina, nei vaccini. Sono un soggetto oncologico, se non ci credo io nella scienza non ci crede nessuno. Eppure sono contro l’obbligo di Green Pass che potrebbe tenere lontano dal lavoro un milione e mezzo di italiani. Non ha senso questa misura in questa fase della pandemia. È giusto che io perda parte dello stipendio. Fare una battaglia vera comporta il doveroso pagarne le conseguenze. Che pago molto volentieri”.