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Genitore 1 e 2, l’avvocata Vasselli: “Norma risponde a un dato di fatto: dobbiamo adattarci”

Il papà e la mamma sono un’istituzione sacra nel mondo e nel nostro Paese, ma dobbiamo fare questa scelta di civiltà

Luciana Lamorgese

La ministra Luciana Lamorgese ha annunciato ieri, 13 gennaio, che sulla carta di identità per i minori di 14 anni o sui moduli di iscrizione a scuola dei bambini verranno cancellati i nomi “madre” e “padre” per tornare alle diciture “genitore 1” e “genitore 2. La decisione, spiega, viene imposta dal regolamento Ue e dalle richieste del garante per la privacy .

Abbiamo ascoltato l’avvocato Laura Vasselli per sapere cosa ne pensa dla punto di vista giuridico e sociale.

Genitore 1 e 2, cambiamento di dicitura difficile da accettare

“Torna la polemica sul Genitore 1 e 2, in luogo di Padre e Madre sula carta d’Identità dei minori di 14 anni. In un paese fondato sul valore della famiglia appare come un sacrilegio questo cambiamento di dicitura.

Il papà e la mamma sono un’istituzione sacra nel mondo e forse nel nostro paese anche di più. L’iniziativa della Ministra ha ribadito che questa necessità deriva dalle norme che impongono di uniformarsi all’Unione Europea e anche in virtù delle norme in vigore dal 2016 con l’istituzione delle unioni civili. Se i genitori sono dello stesso sesso adottano quindi un bambino e sono entrambi genitori a tutti gli effetti è innegabile che la definizione di padre e madre possa dare dei problemi in termini di equità.

Una scelta di civiltà

Genitore 1 e 2 è burocraticamente pesante da accettare ma pone la necessità di riflettere sull’abolire le discriminazioni. Salvini e il governo precedente aveva sollevato perplessità di fronte a queste diciture che invece rappresentano una scelta di civiltà.

Al di là delle famiglie arcobaleno, questo decreto ha la funzione di esplicare come non tutti i genitori sono anche genitori naturali. Ci sono amministratori di sostegno del minore e non corrispondenza tra genitore biologico e genitore che accudisce e cresce il minore. Ci sono bambini adottati perché migranti, perché rifiutati, e per le più svariate ragioni. La norma dunque risponde a un dato di fatto.”

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