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Furti al Policlinico, Oliviero Bassi nega ma spunta la cocaina

Il 52enne arrestato a Sutri nega le accuse ma sta emergendo una vasta attività di spaccio. Ancora sospetti sulla camorra

Ha respinto tutte le accuse e ha cercato di dimostrare in ogni modo l'estraneità alla vicenda della moglie, anche lei iscritta nel registro degli indagati. Oliviero Bassi, il 52enne magazziniere dipendente del Policlinico Umberto I arrestato a Sutri con l'accusa di essere una delle figure chiave della banda che sottraeva indebitamente farmaci oncologici dal nosocomio romano, ha negato ogni accusa di fronte all'interrogatorio di garanzia, alla presenza del gip del tribunale di Virerbo, Franca Marinelli. Bassi si trova attualmente nel carcere del capoluogo della Tuscia e deve difendersi dall'accusa di furto e ricettazione.

Ma la sua posizione e quella degli altri esponenti del sodalizio criminale rischia di aggravarsi, dal momento che le indagini avrebbero documentato un diffuso spaccio di cocaina all'interno del Policlinico Umberto I, che sarebbe avvenuto all'interno dell'autoparco dell'ospedale e che coinvolgerebbe addirittura le ambulanze, usate per trasportare la droga. A documentare l'attività illecita ci sono varie intercettazioni, che coinvolgono specialmente il 32enne Gianluca Mantini, collega di Bassi, e Marco "Schumacher" Maggi, 41enne che svolgeva il ruolo di "corriere" del gruppo. A far insospettire gli inquirenti sono state le conversazioni nelle quali si parlava spesso di "cornetti", di tramezzini e di "antistaminici", ossia parole in codice che stavano a indicare la cocaina e altre sostanze stupefacenti.

Dai dialoghi di Mantini e un cliente (al momento non iscritto nel registro degli indagati) è spuntato inoltre un coinvolgimento di alcuni napoletani, ai quali il gruppo si rivolgeva. Questo elemento, unito al fatto che alcune quantità di farmaci rubati fossero stati precedentemente sequestrati mentre erano diretti verso il capoluogo campano, fanno sospettare agli inquirenti che Napoli sia il centro del traffico internazionale dei medicinali (è stato infatti documentato che una cospicua quantità veniva venduta in Africa e nell'est Europa) e, a questo punto, anche dello spaccio. Il timore è che in questa torbida vicenda si nasconda il coinvolgimento della camorra, ipotesi comunque ancora da verificare.

Sul caso è intervenuta anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, la quale si è augurata che  "i magistrati intervengano severamente, applicando le misure interdittive più pesanti. Troppe volte è successo che un dipendente della sanità colpevole di reati all’interno delle strutture pubbliche sia stato sospeso e poi reintegrato come se niente fosse. Occorre, comunque, aspettare la condanna definitiva prima che si possa allontanarlo dal posto di lavoro. Fatto salvo il principio di presunzione di innocenza, bisognerebbe piuttosto pensare a tutelare i più deboli, i malati, ei pazienti

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