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Equo compenso, a Roma la protesta dei precari: #StopFnsi

“Azzeriamo i vertici Fnsi”: la richiesta della piazza. Intanto l’Ordine ricorre al TAR

Una ragazza tiene in mano uno striscione. C’è scritto: «Il giornalismo non è un hobby». Un altro recita così: «Giornaliste e giornalisti, non schiavi». E ancora: «Senza equo compenso non c’è dignità». Sono le istantanee della manifestazione che si è svolta questa mattina a Roma davanti alla sede della Fnsi, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, alla quale hanno partecipato circa cento giornalisti arrivati da tutta Italia per protestare contro quello che definiscono “iniquo compenso”.

L’accordo, raggiunto alla fine di giugno grazie all’“abbraccio” fra il sindacato unitario dei giornalisti e la Federazione degli Editori (l’Ordine dei Giornalisti ha espresso parere contrario), regola le condizioni di lavoro dei co.co.co, che saranno retribuiti tremila euro lordi all’anno scrivendo almeno 144 articoli di lunghezza non inferiore a 1.600 battute. In sostanza, l’accordo prevede il pagamento di 20,80 euro – rigorosamente lordi – per un pezzo su un quotidiano, 6,25 per una segnalazione ad agenzie e web, 67 per un articolo su un periodico e 14 per uno su un periodico locale. Se per il segretario della Fnsi, Franco Siddi, si tratta di un punto «di svolta e di avanzamento», i precari dell’informazione la pensano diversamente. Per come è stato formulato, dicono, questo accordo «mina definitivamente l’informazione libera».

«Avremmo dovuto essere contattati dal sindacato per confrontarci e poter esporre le nostre proposte, che erano migliori», spiega Valeria Calicchio del Comitato “Errori di Stampa”. Sull’equo compenso, prosegue, la Fnsi «ha addirittura firmato un accordo peggiore di quello che era stato proposto dal governo». Per questo, con un comunicato redatto nel corso della conferenza stampa di chiusura, i manifestanti hanno chiesto le dimissioni immediate di Siddi e di tutti i componenti della giunta esecutiva della Fnsi.

Nel corso della mattinata non sono mancati momenti di tensione. Poco dopo le 12, tessere alla mano, una delegazione di giornalisti è entrata nella sede del sindacato in Corso Vittorio Emanuele II chiedendo un confronto con i vertici. Sono volati spintoni e qualche parola grossa, con Siddi che ha invitato i presenti ad «andare da un altro sindacato». «Esprimiamo rammarico per gli attacchi personali che il segretario Siddi continua a rivolgere nei confronti di alcuni colleghi che esprimono dissenso verso le sue scelte», è scritto ancora nel comunicato.

Questa mattina, proprio mentre era in corso la manifestazione, il consiglio nazionale dell’Odg ha votato a maggioranza una delibera per impugnare l’accordo sull’equo compenso davanti al Tar. La proposta di costituirsi in giudizio contro la delibera è stata avanzata dal presidente nazionale dell’Ordine, Enzo Iacopino, ed è stata motivata con la volontà di «tutelare i diritti dei più deboli mortificati dall’accordo raggiunto da Fnsi e Fieg».

Intanto su Twitter monta la protesta: l’hashtag #stopfnsi (rafforzato dalla creazione di un profilo, @stopfnsi) ha raggiunto in poche ore la terza posizione nei trending topics in Italia. Insomma: questo non è che l’inizio.

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