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Ebola, grazie allo Spallanzani Roma è più sicura

Audizione in Commissione Sanità richiesta da M5S. Esposto il protocollo regionale per far fronte a eventuali emergenze

I RISCHI DEL CONTAGIO. “Non è detto che non avremo nessun caso di Ebola nel Lazio, così come in Italia. È una cosa improbabile, ma non impossibile”. Così, come riferisce l’agenzia DIRE, Nicola Petrosillo, coordinatore dell'unita di crisi per l'Ebola dell'ospedale Spallanzani di Roma, nel corso di un'audizione in Commissione regionale Sanità, richiesta dal Movimento 5 Stelle.

Petrosillo fa chiarezza anche sui rischi del contagio. Il virus, spiega, “ha un'incubazione da 2 a 21 giorni” e pertanto i migranti non sarebbero “la categoria a maggior rischio”, dal momento che “solo per arrivare nei porti dai quali salpano impiegano più di 21 giorni”. Piuttosto, “sono più timoroso per tutte quelle persone che vanno in Africa a prestare cure e assistenza e poi tornano, son quelle che al ritorno vanno più tenute sotto controllo perché più a rischio. Come pure le persone che fanno viaggi internazionali anche se i 3 Paesi dove è ancora fortemente attivo il virus Ebola, Guinea, Sierra Leone e Liberia, non hanno voli diretti con l'Italia e quindi il 'problema' si sposta sugli scali intermedi”.

Ma, si precisa, “i servizi medici di frontiera hanno avuto tutti la dotazione necessaria per eventuali casi sospetti. È stato costituito un canale sanitario per gli aeroporti di Fiumicino e Malpensa, mentre Pratica di Mare viene utilizzato per tutti i voli dirottati per motivi sanitari. C'è poi una dotazione di presidi in tutte principali stazioni italiane. Inoltre, l'aeronautica ha a disposiozne due moduli di trasporto aereo e 7 di trasporto aereo e terrestre. L'Italia è il Paese con la maggiore dotazione al mondo di moduli di trasporto” – continua Pascariello.

IL PROTOCOLLO REGIONALE. All'attenzione della Commissione Politiche Sociali e Salute del Consiglio Regionale del Lazio, è stato sottoposto il protocollo regionale per la gestione di eventuali casi sospetti, probabili o confermati di malattia da virus Ebola, nel corso di un'audizione richiesta dal Movimento 5 Stelle, dalla quale è emerso che per ciascuna Asl e azienda ospedaliera, sarà istituita una figura unica di riferimento per la gestione dell'emergenza Ebola.

Sempre secondo il protocollo, i centri di riferimento per le esigenze delle province di Latina, Frosinone, Viterbo e Rieti sono i reparti di malattie infettive dei rispettivi ospedali. Per quanto riguarda invece Roma e provincia, costituiscono punti di riferimento i reparti di malattie infettive del Policlinico universitario Umberto I, del Policlinico universitario Agostino Gemelli e dello Spallanzani.

In presenza di un caso sospetto, le indagini specifiche per il virus Ebola sono centralizzate presso il laboratorio di virologia dello Spallanzani, con preventiva segnalazione al ministero della Salute e alla Regione Lazio.

Le Direzioni sanitarie sono inoltre invitate a tenere un registro dei contatti identificati presso la propria struttura e ad emanare tutte le disposizioni necessarie affinché i sanitari registrino data, orario, nome, domicilio e contatto telefonico del paziente sospetto.

Secondo Amalia Vitagliano della Direzione Regionale Sanità, il Lazio, su prevenzione e gestione di un eventuale rischio Ebola, è comunque “molto più avanti delle altre Regioni d'Italia”, grazie anche alla presenza dell’ospedale Spallanzani che, come informa il commissario straordinario dello Spallanzani, Fabio Alberti, “a livello di dotazioni strutturali ha stanze di alto isolamento e di isolamento. In particolare, due stanze per l'alto isolamento e una ventina di posti in stanze di isolamento”. Si attende “il completamento della nuova struttura dell'alto isolamento che sta facendo la Protezione civile, che ci dice che siamo prossimi all'attivazione del primo gruppo di stanze per l'alto isolamento, entro due mesi”.

DALLA LEGGE DI STABILITA’ 50 MLN. La cifra destinata a rafforzare i controlli in porti e aeroporti e per le dotazioni dell’istituto Spallanzani di Roma ammonta a 50 milioni di euro, previsti nella legge di stabilità. Lo ha affermato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin durante la trasmissione Mix24 su Radio24. “L'Italia non è comunque a rischio contagio, possono esserci dei casi sporadici, operatori che si ammalano e che riportiamo in Italia o che sviluppano la malattia qui da noi dopo essere tornati, un problema che tutti i paesi europei mettono in conto” – ha poi aggiunto il ministro.

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