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Draghi annuncia nel Cdm: “Mi dimetto, non ci sono le condizioni per realizzare il programma”

“La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più”

Mario Draghi

Mario Draghi

Il premier Mario Draghi ha reso noto all’interno del Consiglio dei ministri che rassegnerà le dimissioni.

“Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia.

Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più”, ha fatto sapere il premier in Cdm. “Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia”.

“Il M5s ha dato sostegno a questo governo sin dall’inizio con una votazione” e i con i “pilastri della della transizione ecologica e della giustizia sociale. Se poi si crea una forzatura e un ricatto per cui norme contro la transizione ecologica entrano in un dl che non c’entra nulla, noi per nessuna ragione al mondo daremo i voti”, ha detto nel pomeriggio il leader dei 5s Giuseppe Conte uscendo dalla sua abitazione.

“Se qualcuno ha operato una forzatura si assuma la responsabilità della pagina scritta ieri. L’introduzione” di quella pagina “è stata la riunione del Cdm in cui i nostri ministri non hanno partecipato al voto”.

“Se noi prendiamo degli impegni con governo, Parlamento e cittadini e siamo coerenti, chi si può permettere di contestare questa linearità e questa coerenza? Non chiediamo posti, nomine, nulla, ma chiediamo ovviamente di rispettare un programma definito all’inizio: transizione ecologica e urgenza della questione sociale che adesso è esplosa. O ci sono risposte vere, strutturali e importanti opporre nessuno può avere i nostri voti”.

Linea esplicitata anche dalla capogruppo pentastellata Castellone. “La linea è quella che seguiamo dal non voto in cdm, e poi alla Camera o oggi al Senato, dove abbiamo scelto il non voto nel merito di un provvedimento. Invece c’è tutta la nostra disponibilità a dare la fiducia al governo” in una eventuale verifica “a meno che Draghi non dica che vuole smantellare il reddito cittadinanza o demolire pezzo per pezzo ogni nostra singola misura, dal decreto dignità al cashback”.

Lo dice la capogruppo del M5S Maria Domenica Castellone nella diretta de La7 con Enrico Mentana. “Noi abbiamo sempre avuto un atteggiamento costruttivo ma non permettiamo che si smantellino nostre misure”, aggiunge.

“Credo che per l’interesse del Paese il governo Draghi debba andare avanti”: Lo ha detto il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta, arrivando a Portonovo di Ancona, commentando la crisi dell’esecutivo dopo lo strappo in Senato del M5s.

“Credo che sia un interesse di tutti che il governo prosegua – ha aggiunto Letta – Un interesse che sta maturando anche con fortissime spinte che provengono da ovunque, anche dalle parti sociali, dal mondo del lavoro, dall’Unione europea”. 

Il voto in Senato

L’Aula del Senato ha confermato la fiducia al governo posta sul decreto aiuti. I sì sono stati 172, i no 39, nessun astenuto. Il M5s non ha partecipato al voto risultando assente alla prima e alla seconda chiama. Il premier Mario Draghi ha lasciato il Senato ed è salito al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il faccia a faccia è durato poco meno di un’ora. Il presidente del Consiglio ha fatto poi rientro a Palazzo Chigi.

Con il Movimento era saltata anche l’ultima ipotesi di mediazione lanciata dal ministro pentastellato D’Incà, che aveva proposto l’ok al testo senza fiducia.

Il ministro D’Incà con la presidente del Senato Casellati.

Le dichiarazioni di voto

Nell’Aula del Senato si sono susseguite le dichiarazioni dei partiti politici. Matteo Renzi di Italia Viva ha rivolto un appello a Draghi affinché il governo vada avanti. Il Pd con Simona Malpezzi ha chiesto “responsabilità da parte di tutti”, mentre per Vasco Errani di Leu occorre “verificare se un ultimo colpo di reni sia possibile”.

Secondo Primo Di Nicola, capogruppo di Insieme per il futuro (il partito doi Luigi Di Maio), “chi segue gli interessi di partito gira le spalle al Paese”. La capogruppo del M5s al Senato Mariolina Castellone ha confermato il non voto sulla fiducia e sottolineato invece che “chi parla di responsabilità non votò il Pnrr con il Conte bis. Gli irresponsabili non siamo noi, irresponsabile è chi non dà risposte al Paese. Oggi difendiamo la nostra dignità“.

Nel centrodestra: FdI con Luca Ciriani ha sollecitato il ritorno alle urne. Dal Carroccio Paolo Tosato ha assicurato: “La Lega è leale ma se mancano le condizioni si voti”. per Anna Maria Bernini di Forza Italia “è devidente che se qualcuno non voterà la fiducia, oggi nascerà una nuova maggioranza di governo”.

Cori tra il centrodestra e i 5S: “Tornate a casa! Vacci tu!”
Botta e risposta in aula al Senato tra i gruppi di centrodestra e il M5s, durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia al decreto Aiuti. Durante l’intervento della capogruppo di Forza Italia, Anna Maria Bernini che invitava i senatori del Movimento 5 stelle a “tornare a casa con le nostre auto blu”, dal centrodestra sono partiti cori rivolti ai pentastellati dicendo “A casa, a casa”. In risposta, alcuni 5 Stelle hanno urlato: “Vacci tu!”. La presidente del Senato ha poi ristabilito la calma, invitando a rispettare l’opinione di tutti.

Le posizioni dei partiti

Per la Lega, con Giancarlo Giorgetti, “ci sono sempre i supplementari”. Così ha risposto, a proposito dell’ipotesi di fine del governo, il ministro dello Sviluppo economico al termine dell’incontro con Matteo Salvini, intercettato da Fanpage.it .

Dal Pd il segretario Enrico Letta ha fatto sapere di non essere disposto a tirare avanti chicchessia. In Parlamento “diremo che siamo disponibili a una continuazione di questo governo Draghi, non siamo disponibili a tirare avanti chicchessia: se non ci saranno le condizioni, se altri partiti della maggioranza si sfileranno, allora la parola passerà agli italiani e noi saremo pronti ad andare di fronte agli italiani con il nostro progetto per il futuro dell’Italia.

Una maggioranza senza il M5s “a me sembra un’ipotesi totalmente improbabile. Dopodiché il Parlamento è sovrano, quindi ascolteremo tutti”, ha detto Letta.
Sul Movimento: “Quello che è successo ieri a Roma e la decisione del M5s di non votare la fiducia al decreto Aiuti cambia lo scenario politico. Prendiamo atto di questa scelta, non è la nostra: è una scelta che ci divide.

L’ex M5s Luigi Di Maio attacca gli ex compagni di partito: “I dirigenti M5S stavano pianificando da mesi l’apertura di una crisi per mettere fine al governo Draghi. Sperano in 9 mesi di campagna elettorale per risalire nei sondaggi, ma così condannano solo il Paese al baratro economico e sociale. Non potevamo essere complici di questo piano cinico e opportunista, che trascina il paese al voto anticipato e al collasso economico e sociale”, ha affermato il ministro degli Esteri.

La lunga giornata del Movimento

I 5 stelle non voteranno la fiducia al decreto aiuti che stamani va in Aula al Senato. L’annuncio del leader Giuseppe Conte, aprendo ieri sera l’assemblea congiunta dei parlamentari pentastellati al termine di una giornata convulsa e contraddittoria, mette i governo a un passo dalla crisi. L’orientamento era emerso nel corso del Consiglio nazionale dei pentastellati.

Non sono bastate le promesse di un nuovo patto sociale e di nuove misure contro i bassi salari a convincere il M5s e alla vigilia del voto di fiducia in Senato il partito si divide su una decisione sofferta che potrebbe essere prodromica ad altri “strappi” dentro al Movimento, sancendo la rottura netta con il governo Draghi.  

Senza un appoggio chiaro, avrebbe ribadito il premier Mario Draghi direttamente a Conte nel corso di una telefonata, l’esperienza del governo è da considerarsi finita. Il Pd e la Lega lo mettono a verbale, qualsiasi strappo segnerebbe la fine dell’esperienza a Palazzo Chigi. E si andrebbe – avvertono Salvini e Letta – dritti verso nuove elezioni. Con il partito di via Bellerio che rimarca: “senza il voto dei pentastellati la maggioranza non c’è più”.

E Giorgia Meloni che aggiunge: “Basta, pietà. Tutti a casa: elezioni subito!” In Senato “non possiamo che agire con coerenza e linearità” rispetto a quanto fatto alla Camera sul dl aiuti, “i cittadini non comprenderebbero una soluzione diversa”, ha spiegato Conte, che nella telefonata con Draghi ha registrato “la sua disponibilità” ma senza accontentarsi di “impegni: occorrono concrete misure”.

L’ex premier rivendica al M5s il ruolo di “unica forza politica che sta incalzando il governo sulle emergenze”, e anche l’importanza del Reddito di cittadinanza, avvertendo – anche alzando la voce – che “non permetteremo mai che venga smantellato”. (Ansa)